Le intercettazioni che vengono riportate dal Corriere della Sera nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia sono un pungo atroce nello stomaco.
“Io ogni tanto ci penso. Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi. Sono consapevolmente un delinquente”, queste le parole rilasciate da uno dei 15 accusati, Antonio Carucci, geologo di origine milanese addetto alle vendite della Wte srl, azienda bresciana, presieduta da Giuseppe Giustacchini, finita adesso al centro dell’inchiesta, ma da anni nel mirino di ambientalisti e residenti. Una collega gli risponde che quello che stanno facendo “è per il bene dell’azienda” e Carucci: “Siamo talmente aziendalisti da non avere più pudore”. (Continua dopo la foto)
Secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri, l’azienda bresciana che si occupa di ritiro di fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque derivate dalle zone industriali, per la produzione di fertilizzanti, aggiungeva a questi ulteriori agenti inquinanti prima di distribuirli.
I fanghi venivano smaltiti su diversi terreni agricoli delle province di Brescia, Mantova, Milano, Cremona, Pavia, Lodi, Varese, Como, Verona, Novara, Vercelli e Piacenza. Il business criminale messo in piedi vale “circa 12 milioni”. Le attività illecite venivano svolte negli stabilimenti della Wte presenti nei comuni di Calvisano, Calcinato e Quinzano d’Oglio, stabilimenti che adesso sono sotto sequestro. (Continua dopo la foto)
Parliamo della distribuzione illecita di “150mila tonnellate di liquami contaminati su 3.000 ettari di terreni agricoli”. Nelle tante intercettazioni finite agli atti vi sono quelle rilasciate da Giuseppe Giustacchini che, parlando con Simone Bianchini e Carucci, palesa come i fanghi non venissero trattati secondo le norme di legge, impartisce ordini su come camuffarli ed esprime la volontà di trovare a tutti i costi terreni dove spargerli: “Non mi faccio inc… dalla Forestale perché voi non mi avete trovato i terreni, perché la prossima volta mi chiudono eh!”.
Il gip che ha portato al sequestro degli impianti scrive: “I dati che emergono dalle tabelle sono impressionanti e sostanze inquinanti erano decine, se non addirittura centinaia, di volte superiori ai parametri di legge”. Tra queste La Repubblica riporta: fluoruri, solfati, cloruri, nichel, rame, selenio, arsenico, idrocarburi, zinco, fenolo, metilfenolo e altri…