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Quattro certificati d’esenzione non bastano, l’Asl la sospende. L’amara eredità di Speranza

Pubblicato il 30/09/2022 19:07

Non basta l’infinita mole di dati e di ricerche scientifiche comprovanti la totale inefficacia dei vaccini anti-Covid nell’impedire il contagio. Non è bastato nemmeno l’addio di Roberto Speranza alla sua ex poltrona, posizionata negli uffici del Ministero della Salute. Nulla di tutto questo è bastato per far rinsavire l’Italia, visto che un’intera categoria di lavoratori deve ancora fare i conti con le assurde e scellerate politiche dell’ormai ex ministro. Parliamo dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari, gli unici su cui ancora pende l’obbligo della quarta dose. Ma questa paradossale e tragica situazione non colpisce soltanto il personale “in corsia”, bensì anche gli amministrativi. La storia che ripoteremo riguarda proprio una di loro.
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Ad una dipendente amministrativa dell’Asl di Vercelli di 55 anni non è bastata nemmeno una regolare esenzione per salvarsi la pelle delle criminali vessazioni volute dal precedente governo. Lo scorso primo settembre, infatti, la lavoratrice si è vista recapitare un provvedimento di sospensione per non aver ottemperato all’obbligo di vaccinazione che, secondo l’Asl, sarebbe dovuto scattare il 27 agosto, a tre mesi dall’ultima infezione. I quattro certificati di esenzione in suo possesso non sono valsi a nulla, poiché per l’amministrazione la dipendente Asl non ha ottemperato all’obbligo. Ci è voluto davvero poco a lasciarla a casa, sola, a fare i conti con bollette proibitive, finanziamenti da 800 euro al mese ed il solo stipendio da 1.200 euro del coniuge.
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La signora ha però deciso di presentare ricorso al Tribunale di Vercelli per richiedere la sospensione del provvedimento e, dunque, di essere reintegrata sul posto di lavoro. I suoi avvocati Antonio Petrongolo e Stabilito Enzo Iapichino hanno spiegato la situazione a La Verità: «Un comportamento gravissimo. Il quadro normativo in materia non è chiaro ma il lasso di tempo entro il quale effettuare la vaccinazione non è di certo di tre mesi, come richiesto alla signora, bensì oscilla tra i 6 e i 12 mesi, come confermato diverse sentenze». Ma questo in realtà non è di certo l’aspetto più grave della vicenda. «Il fatto più grave», continuano gli avvocati, «è che l’Asl ha del tutto ignorato i regolari certificati di esenzione in possesso della signora». Quattro certificati di esonero regolarmente firmati dal suo medico di medicina generale. Peraltro medico vaccinatore. Nell’ultimo, che scade il primo dicembre, si legge chiaramente che l’esonero è permanente a causa di «ipersensibilità al principio attivo dei vaccini».
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Ma non solo. A dar manforte a queste esenzioni, infatti, è arrivata anche un’ulteriore perizia realizzata da un medico legale, il quale ha rilevato l’alta probabilità di reazioni avverse in caso di vaccinazione. “A causa di varie allergie, la dipendente avrebbe, infatti, già subito diversi shock anafilattici, con diversi accessi al pronto soccorso. Non può assumere antinfiammatori e vaccini antinfluenzali e, soprattutto, è soggetta a trombosi. Un comportamento, quello dell’Asl che ha dell’incomprensibile dato che la verifica delle condizioni cliniche, come stabilito dallo stesso Speranza nel decreto legge 172/2021, non compete al datore di lavoro ma esclusivamente al medico che emette il certificato di esonero”, sottolinea La Verità.
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A quanto pare però, il motivo ufficiale di tale richiesta sarebbe la preoccupazione per la salute della signora che, più volte contattata al telefono, si è sentita intimare di procedere all’immediata vaccinazione proprio in virtù del suo quadro clinico, almeno questo è quanto addotto dall’Asl in questione. Peccato che a fronte di queste ripetute esortazioni, la dipendente si sia poi attivata nel richiedere una dichiarazione scritta, accompagnata da una perizia che confermasse l’assenza di pericoli per la sua salute. Di tutta risposta l’Asl, dopo aver acquisito la documentazione medica, si è – ovviamente – rifiutata di rilasciare quanto richiesto.
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Questo scempio legislativo basato su un cortocircuito scientifico rischia di continuare ad essere un serio problema per la categoria dei sanitari, visto che per loro l’obbligo è in vigore almeno fino al 31 dicembre. Ora vedremo se la coalizione di centrodestra, dopo averlo ampiamente promesso, sarà in grado di rispettare la parola oppure lascerà nuovamente gli italiani in balia dell’illogico culto del “vaccinismo” sfrenato. «Nessun obbligo di vaccinazione contro il Covid e nessuna reintroduzione del green pass», ha sentenziato Giorgia Meloni durante la campagna elettorale. Il tempo è galantuomo ed i sanitari, con tutti gli italiani al seguito, saranno lì a monitorare attentamente.

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