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Quanto dura davvero l’efficacia del vaccino Pfizer? La scoperta di Report

Pubblicato il 02/11/2021 12:40 - Aggiornato il 07/12/2022 18:38

Perché Pfizer ha interrotto la sperimentazione in corso alla fine di settembre su oltre 40mila persone, che avrebbe dovuto continuare fino al 2022? Come mai l’azienda farmaceutica ha improvvisamente smesso di inviare dati sull’efficacia del proprio vaccino salvo poi tornare alla carica invocando una terza dose in tempi rapidi? Domande alle quali ha cercato di rispondere un servizio del programma di Rai Tre Report, come sempre tra le poche voci fuori dal coro in quest’Italia dove gran parte della stampa è totalmente asservita alla politica. Portando alla luce inquietanti rivelazioni.

All’interno del servizio, Report ha intervistato il professor Peter Doshi dell’università del Maryland, esperto in materia sanitaria e nella ricerca scientifica, che ha spiegato a proposito del trial da 40mila persone: “Dopo aver ricevuto l’autorizzazione per il proprio l vaccino, Pfizer ha iniziato a far uscire i partecipanti dalla sperimentazione. A marzo ne rimaneva appena il 7%. Quei dati sarebbero stati preziosi in quanto più precisi di quelli provenienti dal mondo reale, perché verificati tramite un confronto con pazienti che hanno preso soltanto un placebo. Con lo stop è invece diventato impossibile capire davvero l’efficacia a lungo termine del vaccino”.

Dando un’occhiata a quanto successo negli ultimi mesi, ecco emergere altre zone d’ombra: Pfizer aveva concluso i trial relativi alla somministrazione della seconda dose nell’autunno 2020, per poi ricevere a dicembre l’autorizzazione d’emergenza. I dati evidenziavano un’alta efficacia del vaccino, ma soltanto per i primi due mesi. Ad aprile 2021 l’azienda aveva poi annunciato “un’efficacia del 95%” per i casi gravi, fino a 6 mesi. Da lì in poi, però, la casa farmaceutica avrebbe smesso di consegnare dati nuovi, lasciando dubbi sulla diminuzione o meno della protezione nel tempo.

Per il professor Dashi le successive autorizzazioni al vaccino sarebbero quindi avvenute sulla base dei dati vecchi, mai aggiornati, precedenti l’arrivo della variante Delta. Eppure già a marzo, nel corso di una riunione riservata, il vicepresidente Pfizer Frank D’Amelio parlando agli investitori annunciava: “Fattori come l’efficacia o la terza dose diventeranno una grossa opportunità per il nostro vaccino”. Quindi l’azienda sapeva già che l’efficacia dei propri farmaci, inferiore a quanto inizialmente ipotizzato, avrebbe richiesto una nuova somministrazione. Ma si è ben guardata dal dirlo finché non ha ricevuto l’autorizzazione. Pronta ora, invece, a lanciarsi verso il nuovo business, quello delle terze dosi: “Non capisco perchè le agenzie regolatorie glielo lascino fare” è stato il commento amareggiato del professor Dashi.

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