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“Proclamato un nuovo stato di emergenza”: la decisione del governo italiano

Pubblicato il 26/02/2022 08:47

Abbiamo sentito parlare tante volte di un’Italia ridotta ormai a un Paese “in stato di emergenza permanente”, da oltre due anni. Con tanto di rassicurazioni da parte della classe politica che prometteva di rinunciare ai poteri straordinari non appena sarebbe stato possibile. “Presto, prestissimo”. Era addirittura spuntata una data, quella del 31 marzo, indicata come giorno della liberazione, del ritorno definitivo alla normalità. E invece, ecco saltar fuori l’ennesima, non certo entusiasmante sorpresa.

Al termine di una riunione lampo, il Consiglio dei ministri ha infatti approvato nelle scorse ore, all’unanimità, il decreto con le misure da adottare dopo l’attacco sferrato dalla Russia di Vladimir Putin all’Ucraina. Nel testo, si delibera uno stato di emergenza della durata di tre mesi per consentire eventuali interventi di protezione civile, e si potenzia la presenza del personale militare italiano nella Nato.

“L’Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell’architettura di sicurezza europe” ha spiegato il premier Mario Draghi. Una nota ha poi precisato che “l’Italia ha attivato interlocuzioni tecniche con singoli Paesi alleati, maggiormente esposti sul fianco est, al fine di verificare la possibilità di attivare ulteriori iniziative con caratteristiche simili alla missione già operativa in Lettonia, anche in termini di personale impiegato”.

Decisioni accompagnate, come detto, dalla dichiarazione di un nuovo stato di emergenza, stavolta motivo dall’intervento all’estero. Una decisione che ha spinto gli utenti a chiedersi sui social: “L’Europa resta immobile davanti all’orrore in Ucraina, senza che nessuno muova un dito, ma il governo ne approfitta per un altro stato di emergenza. Tutto normale?”. Un altro navigatore del web ha pontificato, commentando la notizia data da Palazzo Chigi: “Pur di prorogare lo stato d’emergenza ormai ogni scusa è buona”.

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