Aziende di movimentazione merci costrette ad utilizzare lavoratori sprovvisti di Green pass, stranieri, per garantire l’attività del porto e nascondere la portata dello sciopero contro i provvedimenti del Governo. Una discriminazione vergognosa nei confronti dei lavoratori portuali italiani, che nei quasi due anni di pandemia hanno lavorato in condizioni “critiche”. La denuncia è del Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste (CLPT), in un comunicato inviatoci questa mattina.
Il Comitato dei lavoratori portuali di Trieste ha denunciato che “diverse aziende del Porto di Trieste starebbero violando la normativa sull’obbligo del possesso ed esibizione” del Green pass per lavorare. Nella nota, inviata a prefettura, questura, azienda sanitaria locale, Autorità portuale e ispettorato del lavoro, si chiede di verificare la fondatezza di quanto sostenuto, invitando eventualmente “ad applicare le misure previste dalle norme”.
Il CLPT però non molla. “Abbiamo iniziato la lotta per impedire il criminale e ricattatorio decreto Green pass, che nulla ha a che fare con la sicurezza sanitaria e la lotta contro il Covid-19, ma che ha lo scopo di dividere i lavoratori, costringendo una loro parte a pagare per poter lavorare”, si legge nel comunicato. “Il tutto dopo che per quasi due anni hanno lavorato in condizioni di sicurezza sanitaria che definire ridicole è molto gentile”.
Il Comitato dei lavoratori portuali di Trieste rivendica il successo del blocco e dà poi appuntamento a Roma, dove insieme ad altre delegazioni dei principali porti italiani sarà accolto al Senato, per far valere le ragioni delle proprie rivendicazioni. “Questa prima battaglia l’abbiamo vinta ma si continua”, prosegue il comunicato del CLPT.
“Chi intende andare al lavoro è libero di farlo come lo è sempre stato. Il prossimo passo sarà il 30 ottobre, quando delegazioni di lavoratori di Trieste e Monfalcone e degli altri scali italiani, delle forze dell’ordine, di sanitari, di giornalisti e di altre categorie di tutta Italia saranno accolte al Senato a Roma per far valere le ragioni di chi chiede l’abolizione del Green pass per lavorare”.