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Paragone: “Il Mes si vota ma non si userà mai. Il paradosso illogico di Conte-Zalone”

Pubblicato il 10/12/2020 18:00

di Gianluigi Paragone.

Quando ero al liceo mi sentivo uno stupido a dover spiegare il paradosso di Zenone, cioé che in una gara Achille non avrebbe mai raggiunto la tartaruga, alla quale aveva concesso un vantaggio iniziale. Mi sembrava stupido dover inseguire le acrobazie lessicali di chi amava giocare con le parole più che con la logica. Eppure, quell’esercizio illogico è entrato sui manuali di storia della filosofia.

Oggi però vedo che c’è qualcuno più paradossale di Zenone, quasi uno Zalone. Ecco, Conte Zalone vorrebbe farci credere che la riforma del Mes va votata ma non va attuata perché è brutta, sporca e cattiva. Il paradosso che propone il governo, dopo giorni di trattative, è illogico, è un non senso tanto quanto quello per cui la tartaruga stava sempre un passo più avanti rispetto ad Achille. Se è vero che non ci vuole un genio per capire che il Piè veloce avrebbe stracciato la tartaruga, è altrettanto vero che il Mes atterrerà alle spalle degli italiani.

Conte e Gualtieri saranno costretti a prenderlo perché così comanda quella Bruxelles che li aveva già obbligati alla riforma stessa, quella Bruxelles da dove non a caso erano andati a prendere il ministro dell’Economia. Roberto Gualtieri. Il metodo Ursula partiva dalla spartizione delle poltrone (David Sassoli e Fabio Massimo Castaldi Serbelloni Mazzanti Viendalmare), si concretizzava con l’elezione della Von Der Leyen e si alzava in volo con la conferma del Mes, la cui intesa fu raggiunta a inizio anno. Ci voleva il sì del parlamento e l’ultimo scossone dentro il Movimento.

Il paradosso per cui “votiamo il Mes ma non non prendiamo” ovviamente si va a infrangere sulla realtà dell’architettura europea. La Bce non continuerà a lungo ad agire come se fosse un prestatore di ultima, a comprare titoli sui mercati secondari, ad allargare le maglie del capital key rule o di forzare il suo ruolo sui tassi di interesse. Perchè il libretto di istruzioni della Bce non prevede questo. Non è la Fed, per quanto si atteggi a fare come se lo fosse; in altre parole, la Fed è oro e la Bce è placcato oro. Non è la stessa cosa. Tanto per capirci, nelle stesse ore in cui Conte e Renzi duellavano sulle task force per chi debba gestire i quattro soldi del Recovery, il Giappone approvava un piano di stimolo del valore di 73.600 yen, pari a 580 miliardi di euro per sostenere l’economia durante l’emergenza Covid.

Così, quando la Bce smetterà di fingersi market maker, i tassi d’interesse si alzeranno, e si giocherà alle regole dei mercati finanziari. E allora, poiché nessuna banca centrale coprirà le nostre spalle, ecco che il governo dovrà accedere alla linea di credito del Mes. Altro che smantellarlo, come stava scritto in qualche programma elettorale.
Insomma è tutto un film già scritto. Conte e Gualtieri promisero alla signora Ursula che saremmo stati disciplinati scolaretti e che l’Italia sarà pronta a ristrutturare il proprio debito pubblico come vogliono i falchi e i frugali (vedete come si sono chetati in queste settimane, lasciando la patata bollente a Ungheria e Polonia?), quindi imponendo ancora sacrifici, tagli e austerità.

E’ in corso il pieno tradimento del voto delle ultime politiche, del suo senso democratico: la maggioranza degli italiani voleva uscire dal sistema, dalla gabbia, per questo premiò democraticamente le forze che si presentavano o che apparivano come antisistema.

Con le regole approvate ieri la nuova maggioranza ha modificato la lega di cui sono fatte le barre della gabbia, irrobustendole. Stanno completando la transizione dal popolo sovrano ai mercati sovrani, dai cittadini alle lobby sovrane e ai grembiulini sovrani. A Bruxelles si infilate nel letto delle… sottane della finanza, a Roma invece amoreggiano sotto le sottane dei tecnici, delle cabine di regia, dei dirigenti.
Hanno svuotato ulteriormente il parlamento, già trafitto a colpi di Dpcm, decreti e voti di fiducia. Non c’è più pudore nei (fu) giovani scapestrati pentastellati, dei quali si è salvata solo quella decina che ieri ha detto no mettendoci la faccia.

Per reggere questo governo di euro-inomani, il Movimento Cinquestelle ha stracciato il programma che presentò agli elettori. Sta tradendo la speranza di quei cittadini che volevano vederlo battagliare per difendere il popolo sovrano. E qui chiudo citando Mel Gibson di Braveheart: “Chi combatte le giuste battaglie può morire, è vero; e chi fugge resterà vivo almeno per un po’”, (fino alla fine della legislatura, dico io). “Ma fra molti anni a partire da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi, per avere un’altra occasione -solo un’altra occasione- per difendere la libertà?” Già, la libertà e i diritti del popolo sovrano. Per respingere il ricatto della finanza. Per urlare che le regole di Bruxelles sono un ricatto infame. Forse no perché il ricatto del mutuo spesso è più urgente.
Chi ieri ha detto sì al Mes, state omaggiando Caronte di un altro colpo di remo per spingere gli italiani verso l’euro-inferno.