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Paragone: “Ecco come scoprirò i nomi dei furbetti del bonus Iva”

Pubblicato il 10/08/2020 12:09 - Aggiornato il 10/08/2020 12:14

Uno scandalo di fronte al quale la tutela della propria privacy non può che passare in secondo piano rispetto il diritto dei cittadini a conoscere i nomi di quegli onorevoli che, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, hanno fatto domanda e ottenuti soldi pubblici messi a disposizione dal governo per aiutare famiglie e imprese. Un bonus Iva di 600-1000 euro finito in tasca a 5 parlamentari e circa 2000 amministratori locali dei quali, ora, è giusto conoscere nomi e cognomi. Senza barriere d’omertà a proteggere i protagonisti di questa inqualificabile vicenda.

Per questo il senatore Gianluigi Paragone si è mosso subito, annunciando di voler presentare un’interrogazione scritta al ministro dell’Economia Gualtieri e a quello del Lavoro Catalfo per chiedere di mobilitarsi presso l’Inps per entrare in possesso delle generalità innanzitutto dei cinque parlamentari e poi, a seguire, degli amministratori locali che hanno percepito soldi pubblici sotto forma di contributi. Paragone ha poi rivolto un invito ai segretari dei partiti coinvolti, Lega, Movimento Cinque Stelle e Italia Viva, chiedendo loro di attivarsi a loro volta per venire a capo dello scandalo.

“Fossi in loro pretenderei dal mio capogruppo una lettera scritta da tutti i deputati in cui dichiarano ufficialmente, sotto giuramento, che non hanno ottenuto il bonus Iva – ha aggiunto Paragone – in questo modo, se la dichiarazione dovesse poi verificarsi falsa, il partito avrebbe poi ragione di chiedere le dimissioni degli esponenti coinvolti”. Certo, poi andrà rivista una norma che non mette paletti e che ha permesso il verificarsi di questa situazione incresciosa. Ma la priorità è innanzitutto capire dove si trovano amministratori così avidi da mettere le mani su soldi destinati a italiani messi in ginocchio dalla crisi economica figlia della pandemia di Covid-19.

Una richiesta che arriva in un momento di forte tensione nei tre partiti coinvolti. In primis la Lega di Matteo Salvini, quella che, stando alle indiscrezioni di queste ore, vedrebbe ben tre suoi rappresentanti coinvolti nello scandalo. La linea difensiva avanzata da alcuni colleghi è stata: “Forse non sapevo nulla e hanno fatto tutto i loro commercialisti”. Una tesi che non ha fatto altro che esasperare ulteriormente gli animi degli utenti, determinati nel conoscere la verità tutta la verità. Senza presunte tutele della privacy a proteggere i colpevoli.

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