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“Niente vaccino, niente stipendio”. Ma il vigile fa ricorso. Un’altra sentenza affonda il vaccino

Pubblicato il 14/01/2024 11:37

Due sentenze molto simili, tra le Marche e la Sicilia, rendono parziale giustizia a due soggetti vittime della vergognosa discriminazione messa in atto durante i folli anni della pandemia da Covid-19, una discriminazione finalmente giudicata illegittima e anticostituzionale. Quanto accaduto a Mariano Morresi, in particolare, è davvero stucchevole: l’ispettore capo della polizia municipale di Ancona, che non si era vaccinato durante la pandemia, era in ferie. Ferie già autorizzate in vista del pensionamento. Va da sé che l’uomo non rappresentava alcun pericolo per sé e per gli altri. Eppure, l’agente, assistito dall’avvocato Gianni Vitali, era stato sospeso dal lavoro dal 17 dicembre del 2021 fino al 31 gennaio del 2022 dopo un provvedimento firmato dall’ex comandante della polizia municipale di Ancona, Liliana Rovaldi, che aveva stabilito di non pagare lo stipendio a coloro i quali non si fossero vaccinati contro il Covid, “per qualsiasi motivo”.  (Continua a leggere dopo la foto)
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no vaccino no stipendio vince ricorso

“Insussistenza” di ogni rischio

Sicché il giudice del lavoro di Ancona Arianna Sbano ha dichiarato illegittimo il provvedimento applicato dal vecchio comandante e fissato un risarcimento, di fatto obbligando l’amministrazione comunale a rifondere una cifra pari a 4mila e 400 euro a Mariano Morresi. “Il caso portato all’attenzione dei giudici del lavoro, da parte di un nostro iscritto – ha dichiarato Vincenzo Marino, segretario regionale Ugl – ha evidenziato in modo incontrovertibile la correttezza comportamentale del nostro assistito e di contro la sciatteria gestionale dell’allora responsabile. Il caso ha messo in luce un’assurdità che solo una leggerezza può giustificare”, come leggiamo sul portale locale CronacheAncona. La “insussistenza” di ogni rischio di contagio “per sé e per gli altri” è stata infine, riconosciuta dal giudice di Ancona, denotando l’assurdità di regole inique, ma pedissequamente osservate senza il minimo spirito critico. Spostiamoci, ora, a Marsala, in provincia di Trapani. La vicenda di un autista licenziato da Formula Ambiente, che si occupa della gestione della raccolta dei rifiuti, è ancora più emblematica. Era stato licenziato da Formula Ambiente per “inidoneità fisica permanente” conseguente a problemi di salute, ma per Tribunale di Marsala deve essere reintegrato nel suo posto di lavoro. I legali del lavoratore, gli avvocati Vito De Stefano e Giacomo Lombardo, sottolineano che “probabilmente” i problemi di salute del loro assistito sono stati conseguenza dei vaccini anti-Covid 19, necessari per continuare a lavorare.  (Continua a leggere dopo la foto)
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La sentenza di Marsala

Ad annullare il licenziamento del lavoratore disabile ha provveduto il giudice Francesco Giardina, che ha accolto le tesi dei legali dell’autista, che hanno contestato la legittimità del licenziamento lamentando sia il mancato rispetto dell’obbligo del cosiddetto “repechage”, ovvero l’impiego in altre mansioni, che dell’obbligo dell’adozione dei cosiddetti “ragionevoli accomodamenti”. Il giudice del lavoro ha rilevato che l’obbligo di repechage non va sovrapposto all’obbligo di ricercare soluzioni ragionevoli idonee ad evitare il licenziamento causato dalla disabilità, trattandosi di due obblighi distinti e separati. il giudice ha dichiarato la nullità del licenziamento, ordinando di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro, oltre al risarcimento del danno ed alle spese legali. Infatti, come spiegano gli avvocati De Stefano e Lombardo, in caso di licenziamento per inidoneità fisica, “non è sufficiente allegare e provare che non fossero presenti in azienda posti disponibili in cui ricollocare il lavoratore, ma è necessaria la dimostrazione tanto dell’impossibilità di adibire il disabile a mansioni equivalenti o inferiori compatibili con il suo stato di salute”.

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