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“No al vaccino obbligatorio”, la protesta a Roma del mondo sanitario

Pubblicato il 12/04/2021 10:05 - Aggiornato il 13/04/2021 12:10

Ieri mattina (11 aprile), a Roma in Piazza del Popolo, le categorie provenienti da tutta Italia e appartenenti al mondo sanitario si sono radunate per manifestare contro l’obbligatorietà del vaccino anti Covid-19. Quello che chiedono -dai medici agli infermieri, dai dentisti ai veterinari, dalle ostetriche ai fisioterapisti- è che non gli sia negata la libertà di scelta.

Alessandra, infermiera di Mantova che ha contribuito all’azione di protesta organizzata dal Comitato di sana e robusta costituzione, ci spiega che l’ultimo decreto legge è un ricatto. “Se non scendi al ricatto di fare il vaccino, allora ti demansionano, ti spostano -inizialmente il datore di lavoro prova ad individuare un’altra mansione che non implichi il contatto interpersonale con i pazienti- o ti sospendono dall’incarico con conseguente blocco dello stipendio -e tale sospensione resterà in vigore finché la persona non deciderà di cambiare idea e vaccinarsi, oppure fino al completamento della campagna vaccinale nazionale-“.

“Hanno tentato di ricattarci fin da subito -prosegue Alessandra-, hanno organizzato un evento di formazione, ci hanno accusato di essere confusi e ci hanno fatto sentire in errore. Noi non siamo No Vax, è facile e comodo per loro etichettarci in questo modo, ma noi non lo siamo. Semplicemente vogliamo la libertà di poter scegliere se fare o meno il vaccino anti-Covid, in ragione dei dubbi e della mancanza di certezze che sono stati espressi anche a livello dell’Iss (Istituto superiore di Sanità)”sottolinea Alessandra.

Durante la manifestazione, che ha raccolto centinaia di operatori appartenenti al mondo sanitario, hanno preso la parola diversi testimoni che raccontavano la propria esperienza. Tra gli oratori vi è stato anche l’avvocato Mauro di Fresco, presidente AADI (Associazione Avvocatura Degli Infermieri) che ha iniziato il suo intervento leggendo una circolare firmata dal ministro Speranza: “L’efficacia non è del 100%. Non è ancora noto quanto il vaccino protegga le persone vaccinate anche dall’acquisizione dell’infezione”.

“Infatti qualora ci si chiedesse se gli infermieri vaccinati possono evitare di indossare i dispositivi di protezione, il ministro risponderebbe e ha risposto: attualmente si ribadisce che il vaccino anti Covid non conferisce un livello sicuro di protezione e quindi gli infermieri devono continuare a usare i dispositivi di protezione, a essere distanziati e a indossare tute. È verosimile che alcune persone possono infettarsi nonostante il doppio richiamo della vaccinazione”.

“Lo scopo della vaccinazione ai sanitari è di proteggere gli utenti che vengono a contatto con i sanitari. Tanto è vero che la norma obbliga alla vaccinazione non tutti i sanitari, ma esclusivamente coloro che sono a contatto con l’utenza”. Poi l’avvocato prosegue chiedendosi e chiedendo: “Ma se il vaccino non protegge il paziente che viene a contatto con il paziente, che lo obblighi a fare?”

Tutti coloro che verranno demansionati o sospesi dal servizio, potranno presentare ricorso. È necessario impugnare i provvedimenti davanti al giudice del lavoro, chiedendo che questi vengano annullati e dichiarando la manifesta evidenza incostituzionale per invalidare l’articolo 4 del dl”.

“Non si può demansionare il dipendente pubblico, è vietato dall’articolo 52 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n°165” spiega l’avvocato. “La legge può anche derogare questo articolo, ma lo deve scrivere che viene derogato, invece non è stato scritto nel dl e non si può applicare in via analogica. Tra l’altro per chi viene demansionato per questioni di salute si deve mantenere la retribuzione della categoria”.

Il Comitato di Sana e robusta costituzione sta cercando di strutturarsi sui territori raccogliendo le candidature per individuare i referenti e per riuscire ad organizzare le prossime manifestazioni di protesta. “Adesso dobbiamo incanalare questa fiamma accesa verso un percorso per ottenere la libertà di scegliere, un percorso non violento e pacifico, perché ci stanno ricattando”, conclude Raffaele Varvare organizzatore della protesta e fondatore del Comitato.