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Niente autopsia! Il caso di Giulia, la ragazza minorenne morta dopo 24 ore dalla vaccinazione

Pubblicato il 27/10/2021 12:40

“Perché la verità interessa solo noi genitori? Non sapere nulla fa ancora più male. Vogliamo sapere perchè Giulia è morta. Che ce la diano questa verità”, così implorano i genitori della piccola Giulia Lucenti morta il 9 settembre scorso dopo 24 ore dalla vaccinazione Pfizer.

È passato un mese e mezzo da quando si è consumata la tragedia, eppure la morte della minorenne rimane ancora soffocata dal silenzio. Siamo a Modena, in un piccolo paese di provincia. La mamma di Giulia, la signora Oxana, rincasando dal lavoro, alle 15, ha dovuto affrontare la prova più dura della sua vita, trovare la figlia senza vita.

Il giorno dopo il dramma Oxana racconta: “Il volto era sereno, la temperatura del corpo normale. Giulia sembrava si fosse appisolata, e nei primi istanti ho pensato di lasciarla riposare, poi in preda a una angoscia crescente ho iniziato a chiamarla, sempre più forte, sempre più disperatamente, ma lei non si è più risvegliata. Nell’attesa del 118, continuavo a ripetere il suo nome, ma la mia bambina non ha più aperto gli occhi”.

La cosa grave è che l’autopsia del corpo non è mai stata disposta dalla Procura di Modena. Non vale la pena indagare? Come mai tanto silenzio, del caso non si è nemmeno parlato nei tg e nei principali quotidiani del Paese, ma questo purtroppo non sorprende. I genitori lanciano la denuncia e domandano: “Perché la procura non ha aperto il fascicolo attraverso il nostro avvocato, Pier Francesco Rossi, abbiamo subito presentato un esposto notificando la morte improvvisa di Giulia. Ma il suo fascicolo non è mai stato aperto”.

Lorenzo, il papà della ragazza si chiede: “Perché la procura dispone l’autopsia per chi muore in un incidente stradale e non per una sedicenne che muore improvvisamente sul divano di casa dopo aver fatto il vaccino?”

Poi i genitori denunciano: “Non siamo riusciti a trovare un medico legale disponibile in tutta Italia che prendesse parte al riscontro diagnostico. Il nostro avvocato ha fatto chiamare in tutte le Regioni d’Italia, ma i medici erano tutti spaventati: c’è chi diceva che aveva paura di perdere il lavoro, e chi diceva di rimanere anonimo”.