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Nell’Ue è sparito lo spirito liberale, oggi ci restano solo imposizioni come su auto o case green

Pubblicato il 15/01/2024 17:04

Manca la “intestazione autonoma” della lettera, ma l’incipit potrebbe restare immutato: “Veniamo noi con questa mia addirvi” ovviamente “addirvi, una parola”. Se non ci fosse da sbattere la testa contro il muro, potremmo liquidare la possibile lettera che stanno approntando a Bruxelles come uno scherzo, una parodia della famosa lettera che Totò e Peppino scrivono alla Malafemmina nel tentativo di dissuaderla dal distrarre il nipote “che è uno studente che studia” (col cavolo che l’intelligenza artificiale saprebbe mai scrivere un simile pezzo di comicità… e ho detto tutto).

Invece siamo vicini all’ennesima fregatura ai danni delle persone comuni, alle quali la fantomatica Europa ordina di cambiare l’automobile per passare dal motore alla batteria. E di farlo in un momento di difficoltà profonde che rischiano di mettere in ginocchio famiglie con bilanci già tirati, senza considerare prospettive non buone a causa di tensioni internazionali lontano dallo sbrogliarsi.
Una lettera per invitare a rottamare l’auto, dunque, magari anticipando la scadenza del 2035 fissata come deadline per passare alle auto elettriche.

LA LETTERA DI BRUXELLES – Non so se qualcuno capirà la gravità di queste decisioni, mi limito qui a condividere alcune riflessioni per evitare che le nostre critiche all’Europa siano ridotte a “provincialismo sovranista” o, peggio, a “pierinismo”. La gravità delle recenti decisioni sta nel ribaltamento di quel che ci avevano raccontato essere l’anima dell’Unione europea, ovvero il libero mercato.

Quasi fosse una divinità. Invece, laddove esistono grandi interessi soprattutto di tipo finanziario (scommesse fatte in tempo per essere incassate in seconda battuta quando hanno creato le condizioni di mercato favorevoli per vendere) ecco che il mercato scompare e arriva la norma. Poniamoci una domanda: perché una norma deve far svoltare obbligatoriamente il mercato dell’auto verso una direzione piuttosto che un’altra? Se una rivoluzione è buona o avvertita come positiva arriva da sé, o sbaglio? Nessuno ha imposto di lasciare il vecchio telefonino per gli smartphone; è stato il mercato a decidere. Invece- ripetose ci sono forti interessi senza un’altrettanto forte domanda di mercato ecco che arriva l’ordine, e amen se un intero distretto va gambe all’aria.

CRITICABILI IMPOSIZIONI – Se dall’Europa avessero premiato gli investimenti a favore dell’elettrico, magari ti potevi arrabbiare per la scelta e criticarla; però qui siamo all’obbligo di cambiare l’auto. Il che significa imporre alle case automobilistiche una scelta industriale precisa; significa – come abbiamo detto mille volte distruggere quel know-how che sta dentro la complessità del motore endotermico. E significa obbligare i cittadini a spendere soldi per una scelta che magari non avrebbero compiuto né in quel tempo né in quella direzione. La Hertz ad esempio mette in vendita 27mila auto elettriche perché la gente preferisce il vecchio mondo al nuovo. In poche parole, l’Unione di liberale non ha più nulla, lo spirito del mercato va a farsi benedire. E lo stesso vale quando è la stessa Commissione a obbligarci come devono essere ristrutturate le case. Conosco l’obiezione: l’Europa ci sta portando verso una rivoluzione green che da soli non compieremmo.

Se così fosse siamo ancora una volta dentro una proiezione fanatica e non democratica: a Bruxelles non possono sempre pensare di portarci nel domani senza avere, oggi, il peso né la postura di una istituzione compiuta e matura. L’Unione europea sta sradicando le Nazioni a colpi di burocratici regolamenti! Ma quand’è che per il popolo arriverà il momento di poter dire se la direzione è condivisa oppure no? Quando il popolo sovrano per Costituzione potrà dire che una scelta come quella, per esempio, della sostituzione delle macchine è una imposizione in violazione delle libertà del consumatore, per esempio? Sia ben chiaro, il tema non vale solo per l’oggi o per l’auto elettrica; vale per tutti quei cambi di paradigma che si prospettano all’orizzonte, dall’euro digitale all’identità digitale. L’Europa si sta sempre più configurando come un pericoloso Leviathan.