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Nel 2021 si muore di meno. I primi dati Istat che sorprendono tutti

Pubblicato il 02/04/2021 09:51 - Aggiornato il 02/04/2021 10:38

Ogni giorno, da un anno a questa parte, ci troviamo a fare con bollettini di guerra quotidiani, annunci drammatici del governo, titoli apocalittici sui giornali. Eppure, stando ai dati riportati dall’Istat sui decessi avvenuti in Italia nel gennaio 2021 e sulle stime di quelli di febbraio, la situazione non sembra così tragica. Stanto alle cifre dell’istituto, nel nostro Paese non si evidenzia un significativo eccesso di mortalità rispetto al valore riscontrato negli anni precedenti, quando il Covid-19 non tormentava ancora le nostre giornate.

I conti non tornano: secondo l'Istat, il numero dei morti nel 2021 è in calo del 19%

A gennaio 2021 in Italia i decessi sono stati 69.784, il 2,14% in più rispetto alla media degli anni 2015-2019 (68.324). Un incremento significativo si è registrato in cinque Regioni (Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche), con una crescita del 5% in Puglia. In tre aree, i dati ricalcano la media dei decessi degli anni precedenti (Liguria, Umbria, Sicilia), nelle rimanenti undici sono addirittura inferiori. In sostanza, ci sono stati meno morti.

Paolo Becchi e Giovanni Maria Leotta, attraverso le pagine di Libero, hanno incrociato i dati diffusi dall’Istat con quelli del passato, arrivando alla conclusione che “nel gennaio 2021 i dati osservati sui decessi sono in linea con quelli di un ‘gennaio qualsiasi’, il mese quasi sempre con il maggior numero di morti durante l’anno. A febbraio 2021, invece, nei decessi stimati dall’Istat (57.082) si riscontra a livello nazionale una variazione negativa di mortalità del -0,58% rispetto ai valori medi degli anni 2015-2019 (57.416): due Regioni (Trentino Alto-Adige e Umbria) hanno un eccesso intorno al 20%, sei Regioni presentano un incremento della mortalità inferiore al 10% e le altre dodici hanno un decremento, fino al -18% della Sardegna”.

Quello che l’Istat ci dice, tirando le somme, è in linea con quanto già sottolineato dal Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera curato dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio. Libero, con riferimento ai bollettini del ministero della Salute e della Protezione civile, arriva alla conclusione che “una mera analisi comparata degli ultimi anni evidenzia come i dati dei morti attribuiti al Covid-19 diffusi giornalmente in Italia sono inaffidabili perché pesantemente sovrastimati. La decisione di tenere ‘tutto chiuso’ non ha quindi a che fare con la scienza, ma è una decisione politica”.

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