La repressione di Stato colpisce ancora i portuali triestini. Diventati uno dei simboli della resistenza nei mesi più bui delle restrizioni anti covid imposte dal governo, i lavoratori del porto di Trieste si trovano ora ad affrontare una serie di licenziamenti. La società che ha eseguito i licenziamenti è partecipata al 100% dal capitale pubblico della Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale.
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Investigatori per pedinare i portuali di Trieste
Oltre il danno la beffa. Oltre alla già incresciosa situazione che Puzzer e i suoi stanno fronteggiando da qualche mese a questa parte, secondo quanto riportato da Byoblu, sembrerebbe che siano stati spesi anche dei fondi pubblici per assoldare investigatori privati per praticare “dossieraggio” su alcuni dei dipendenti del porto, al fine di procedere al licenziamento. L’indiscrezione arriva dal sindacato CLPT (Comitato Lavoratori Portuali di Trieste), attivo dal 2014 e prima forza sindacale per i lavoratori del porto. Come fosse dei pericolosi criminali internazionali, sarebbero state diverse le misure da “007” che sono state applicate per l’attuazione di quella che sembra una vera e propria punizione a carico dei lavoratori dissidenti.
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Altre sospensioni per mancanza di Green Pass
Sempre Byoblu spiega che fotografie scattate ai dipendenti ed ai loro famigliari, localizzatori gps installati sulle auto e, sembrerebbe, anche alterazione di esami tossicologici, sono soltanto alcuni degli assurdi fatti denunciati dal sindacato. Come se non bastasse, al CLPT, in maniera del tutto arbitraria, è stato anche impedito di riscuotere le quote associative dai lavoratori iscritti. A tutto questo si aggiungono ulteriori sospensioni dal lavoro con provvedimento disciplinare, giustificate dal mancato possesso del passaporto vaccinale.
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Le parole di Stefano Puzzer
Intervistati dal canale d’informazione indipendente, i portuali Stefano Puzzer e Andrea Donaggio, oltre al Presidente del sindacato dei lavoratori portuali, Alessandro Volk hanno illustrato la loro disastrosa situazione. Stefano Puzzer che aveva ricevuto anche un daspo a Roma dal Ministero dell’Interno, poi annullato dal TAR, dice che “non bisogna avere paura” e che provvedimenti repressivi come quelli in atto sono “facilmente prevedibili” anche in futuro. L’ex portuale ha poi spiegato che, con il loro licenziamento, “non ci hanno allontanato solo dal posto di lavoro ma dalla nostra seconda famiglia che è la comunità dei lavoratori del porto”.
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