Un vero e proprio tesoro, dal valore di ben 3 miliardi di euro, non proprio bruscolini. Soldi che le amministrazioni incassano, ogni anno, dalle multe, che vengono comminate con estrema facilità ai cittadini che violano le regole. Pensate, per esempio, che ogni 12 mesi il totale delle sanzioni per violazioni dei limiti di velocità è di oltre 2,5 milioni. Giusto punire chi sbaglia, sia chiaro. Ma nel nostro Paese quello delle multe resta un campo minato, un terreno all’interno del quale muoversi è difficilissimo e la trasparenza, come sempre, resta soltanto una bella parola, senza alcuna applicazione pratica.
Per legge, come ricordato da Sandra Riccio sulle pagine della Stampa, spetterebbe agli enti locali rendicontare al governo ogni anno gli importi incassati dalle contravvenzioni per violazione dei limiti di velocità e indicare quante di queste siano state comminate grazie agli autovelox. Non sempre, però, questo copione viene seguito: “Secondo i dati raccolti a gennaio, oltre un Comune su tre non presenta le rendicontazioni sugli introiti ricavati dalle multe. La denuncia è arrivata dal presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, Simone Baldelli”.
Non solo. Secondo Baldelli, incrociado i dati emergerebbe anche come “solo una parte dei 3 miliardi di euro viene effettivamente incassato dagli enti locali (il 56% circa, pari a quasi 1,7 miliardi)”. Un business alimentato dagli autovelox, che nel corso degli ultimi anni in Italia si sono diffusi in maniera sempre più capillare: sono oltre 8.000 quelli sparsi lungo tutta la penisola, contro i circa 4.000 della Gran Bretagna, i 3.800 della Germania e i 2.400 della Francia.
L’avvocato Marcello Gori, presidente della Federazione provinciale di Torino Confconsumatori ha spiegato come “le strade per opporsi alle sanzioni non manchino”, suggerendo per prima cosa di verificare tutta la documentazione allegata alle multe, come foto e video. “Uno degli altri suggerimenti pratici è quello di cercare errori e inesattezze nei verbali”. Il caso più frequente riguarda quello di targhe scritte male, ma anche le notifiche potrebbero contenere errori che possono costituire causa di ricorso.
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