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Mancano i posti letto, ma il governo si rifiuta ancora di aprire gli ospedali chiusi

Pubblicato il 05/11/2020 14:26

Lo hanno chiesto in tanti, in queste settimane difficili di lotta alla pandemia, rimanendo però puntualmente inascoltati. Eppura la richiesta avrebbe una sua logica lampante: in un momento in cui i pronto soccorso sono pieni e il personale insufficiente per gestire i pazienti all’interno degli ospedali, si potrebbero riaprire tante strutture chiuse, potenzialmente preziose per dare fiato alla sanità messa in crisi in diverse Regioni d’Italia. Logica sposata anche dagli operatori che operano nello Stivale, convinti del fatto che non servano in questo momento né ospedali da campo né nosocomi da costruire partendo da zero.

Mancano i posti letto, ma il governo si rifiuta ancora di aprire gli ospedali chiusi

Negli anni, d’altronde, la sanità italiana ha pagato un prezzo altissimo, sacrificata sull’altare della riduzione del debito pubblico pretesa dall’Unione Europea. Nell’alternarsi dei governi, a rimetterci sono così state le strutture ospedaliere, individuate come agnelli pronti per l’altare. Stando al rapporto del 2019 sullo stato del Ssn (Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale ) diffuso in queste ore dall’Huffington Post, in 10 anni il numero degli istituti di cura è diminuito di circa 200 unità, ma il trend di decrescita era già in corso nel 2007. Anche il numero dei posti letto, come il numero di ospedali, è crollato negli ultimi decenni. Nel 1998 erano circa 311 mila, nel 2007 erano calati di quasi 90 mila unità, arrivando a circa 225 mila e nel 2017, ultimo dato disponibile, erano circa 191 mila.

Mancano i posti letto, ma il governo si rifiuta ancora di aprire gli ospedali chiusi

Proprio dalle pagine dell’Huffington Post sono arrivati gli appelli provenienti da alcuni degli ospedali chiusi negli ultimi anni lungo lo Stivale. Riccardo Germani, operatore sanitario e portvaoce di Adl Cobas Lomardia, ha chiesto ad esempio la riapertura della struttura di Legnano: “Era una delle eccellenze della Lombardia. Venivano da tutta Italia a curarsi e in parte dal nord Europa, perché era specializzato nella ricostruzione della mano. La struttura è sostanzialmente integra, è dotata di camere già attrezzate con predisposizione di ossigeno, una rianimazione, reparti di terapia intensiva, reparti che oggi sono chiusi”. Già a marzo, ai tempi della prima ondata, era stato chiesto di utilizzarlo. Invano.

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Più o meno lo stesso accaduto nel centro di Cerreto Sannita in provincia di Benevento, Campania, come spiegato da Gianmaria Michele Ciaburri di “Impegno per Cerreto Sannita”: “Questo ospedale è stato chiuso nel 2009. Da allora sono stati spesi diversi milioni di euro ed è completamente ristrutturato: ha già un reparto pronto per assistenza malati domiciliari e potrebbe essere riaperto domani mattina” . La politica, però, continua a dare la priorità alle strutture private. E ancora: ad Anagni, provincia di Frosinone, l’ospedale chiuso nel 2012 è al centro di una battaglia che dura ormai da ben 8 anni. Nemmeno l’emergenza coronavirus, però, è servita a sbloccare la situazione.

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