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L’Italia sopravvaluta il Recovery Fund! Munchau avverte: “Non é niente rispetto alle perdite causate dal Covid”

Pubblicato il 09/03/2021 10:51 - Aggiornato il 09/03/2021 10:54

Anche in questo caso lo abbiamo detto e ridetto. Ma i “giornaloni” italiani non hanno ben capito la quantità di soldi che arriverà dall’Europa e le condizioni a cui questi sono subordinati. Hanno preferito pompare aria fritta in un pallone vuoto e quando la bugia ingigantita scoppierà, sarà bufera. E menomale che adesso non siamo gli unici a dirlo.

Munchau, con l’editoriale pubblicato sul suo blog Eurintelligence, commenta la nomina da parte del governo italiano di McKinsey per redigere gli investimenti del fondo di recupero del governo. Altro che oro che luccica…

L’editorialista del Financial Times dapprima sottolinea come non ci sia troppo da meravigliarsi che un governo tecnico abbia deciso di assoldare dei tecnici e poi precisa: “Ciò che è problematico in questo caso è che Vittorio Colao, ministro dell’Informazione e della trasformazione digitale di Draghi, sembra essere un ex partner di McKinsey”.

“David Broder scrive sulla rivista politica di sinistra Jacobin, che la nomina potrebbe ritorcersi contro” ed enfatizza -prosegue Munchau- “un punto importante di cui non si vede molto scritto nei media, un punto che abbiamo anche sottolineato”.

Ed è proprio quanto affermato nella sua dichiarazione che è stata anche twittata, uno dei punti fondamentali della sua analisi su cui invitiamo a riflettere: “Quello che diventerà ovvio in Italia, ma non si riflette ancora sulla copertura mediatica, è proprio quanto sia piccolo il fondo di recupero in relazione al calo del PIL”.

“I media italiani hanno valutato la dimensione del titolo del fondo di recupero a 200 miliardi di euro. Ma circa 120 miliardi di euro sono prestiti, lasciando 80 miliardi di euro in denaro reale. Questi 80 miliardi di euro vengono erogati in un periodo di cinque anni, lasciando circa 15 miliardi di euro all’anno. Questo non è niente, ma solo lo scorso anno la perdita del PIL italiano è stata di un ordine di grandezza 10 volte tanto”.

 Infine conclude scrivendo: “Il problema più grande per l’Italia, e per l’UE nel suo insieme, è la relativa mancanza di stimoli”.

Gli altri stati , disponendo di una vera banca centrale, non solo hanno messo molte più risorse per fronteggiare i danni economici conseguenti al Coronavirus, ma hanno anche monetizzato il debito stampando moneta.

L’Italia non solo incasserà pochissimo -cifre irrisorie finiranno nell’economia reale, sempre se ci arriveranno- ma la piccola parte di cui usufruirà dovrà restituirla con gli interessi, aggravando la condizione generale del nostro debito ed esponendoci ad un ulteriore aumento del tasso di interessi.