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L’incredibile riforma della giustizia tributaria prevede che il fisco selezioni i Giudici

Pubblicato il 24/05/2022 09:53

di Francesco Fiore, dottore di ricerca e giudice tributario dal 1991

Come recita un vecchio adagio poliziesco: “l’assassino torna sempre sul luogo del delitto”, così il nostro ex super- banchiere al secolo Draghi (alias “il nonno a disposizione del paese”) ci riprova con la giustizia, ma quella tributaria.

Dopo l’inverecondo insuccesso della riforma civile/penale la quale non si sa quando andrà a regime e quale modesti risultati partorirà, il trio Draghi-Cartabia- Franco sforna la riforma della giustizia tributaria, che – stando alle statistiche (specie al nord) – è l’unica che ha tempi in linea con l’Unione E., almeno per quanto concerne i gradi di merito (2-3 anni per primo grado e appello).

E sì perché – invece – in Cassazione tributaria il disastro è già conclamato: 46mila processi arretrati e tempi vicini agli 8 anni per questo solo grado di giudizio.
MA la Cassazione ovviamente non si tocca!

Insomma nella foga di aggiungere un’altra riforma nel palmares il trio dei migliori realizza un disastro.
1)Smantella la parte della giustizia tributaria che funziona ed ha tempi veloci.
2)Non propone soluzioni per il disastro che c’è in Cassazione,
3)Licenzia inopinatamente gli esperti over 70 (ma Draghi quanti anni ha? E Mattarella?) facendo una gaffe clamorosa.

Infatti il progetto di legge governativo dice che a 70 anni il giudice tributario va in pensione, dimenticando –evidentemente – che i giudici tributari non hanno diritto a trattamenti previdenziali di nessun tipo.
La riforma è piena di idiozie, dall’inizio alla fine.
Si distraggono quasi 600 magistrati togati dai tribunali per mandarli a fare i giudici tributari a tempo pieno (licenziando giudici ormai esperti), quindi i tempi della giustizia ordinaria aumenteranno almeno del 10% (e ricordiamo che l’Italia, per tempi della giustizia, combatte un epico derby col Burghina Faso – al 130esimo posto della vergogna).

Certo sempre meglio di Ministri come Orlando. Indimenticabile la sua promessa di processi civili in 2-3 anni (era il 2016 e le chat degli avvocati ancora ci ridono) o del manifesto dell’AMT guidato da mitico Palamara dove si diceva che i magistrati italiani sono i più produttivi al mondo (statistiche truccate dalle sentenze dei giudici onorari e di pace pagati a cottimo e dalla prescrizione che ammazza migliaia di processi l’anno).

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 11-02-2022 Roma Conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi al termine del Consiglio dei ministri Nella foto Marta Cartabia, Mario Draghi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 11-02-2022 Rome (Italy) Press conference of the Prime Minister Mario Draghi after the cabinet meeting In the pic Marta Cartabia, Mario Draghi


Ma la ciliegina sulla torta della riforma della giustizia tributaria l’ha voluta mettere il Ministro Franco: i concorsi per i nuovi giudici tributari li gestirà il Mef ciò una parte del processo: appunto il Fisco. Ciò per la gioia dei contribuenti disillusi e per le casse dell’erario (“…che tanto sono soldi già spesi …”).
Ovviamente tutta gente – il trio dei migliori (e compagnia cioè centinaia di magistrati imboscati nei ministeri che scrivono le leggi invece che scrivere sentenze) – immemori che già nei concorsi in magistratura (con stipendi e carriere migliori) non si coprono i pochi posti messi a concorso per le migliaia di bocciature (sacrosante ovviamente).


Un detto napoletano dice “chi sa fa chi non sa insegna”, possiamo aggiungere che per i disastri bisogna invece affidarsi a dei fuoriclasse del settore: i tecnici “migliori”.