Non poteva andare peggio a Enrico Letta. Da quando ha preso in mano il Pd tutto è andato storto. Fratelli d’Italia lo ha sorpassato, i sondaggi non ridono, nel governo non toccano palla e Draghi sembra dare più retta a Salvini che ai dem; inoltre le battaglie forti su cui si è schiacciato Letta sono state tutte dei boomerang, dallo Ius Soli al Ddl Zan passando infine dalla gaffe sulla Nazionale che doveva inginocchiarsi contro l’Austria (e in tutta risposta gli Azzurri sono rimasti in piedi). Insomma, doveva risollevare le sorti del partito ma sta raccogliendo solo sconfitte, e ora ci si è messa pure la grana della guerra intestina dei 5Stelle che sta facendo saltare il banco. (Continua a leggere dopo la foto)
La parola d’ordine imposta dal segretario al partito è “rispetto”, la richiesta del Nazareno è infatti quella di non commentare. Come scrive Il Giornale, “mentre si consuma la surreale comica finale del Movimento Cinque Stelle, con Grillo e Conte intenti a scambiarsi randellate come nel teatrino delle marionette della nostra infanzia, i dem osservano smarriti la resa dei conti e si chiedono che fine farà il capitale politico che, con una certa avventatezza, hanno investito per anni sull’alleanza con i grillini e sulla figura dell’ex premier come traghettatore dei populisti nel centrosinistra”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Guardiamo a questo momento di rottura e di travaglio (con la minuscola, ndr) complesso con preoccupazione, ma anche con profondissimo rispetto”, dice il segretario Enrico Letta, che ieri ha sentito al telefono Conte prima che gli arrivasse il mega-gavettone di Grillo. Il leader dem spera non ci siano “problemi per la tenuta del governo”, ma lancia l’allarme per la partita che più gli sta a cuore: “Non è il momento di dividere, perché sull’elezione del presidente della Repubblica bisogna avere idee chiare, essere determinati e stare uniti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Scrive ancora Il Giornale: “Con un M5s ormai prossimo a spaccarsi in due o tre tronconi e nessuno che abbia idee chiare su cosa accadrà domani, altro che tra sei mesi, la strategia del «tutti uniti» per il Quirinale pare lievemente utopica. Per il Pd ritrovarsi senza interlocutori politici (Conte) e senza massa di manovra parlamentare (M5s) nella partita del Colle è un incubo. Ma non è l’unico guaio: con l’implosione grillina, tutti i dossier politici aperti diventano un rompicapo in cui il Pd gioca senza rete: dal ddl Zan, su cui si vuole andare alla conta in aula, alla Rai. Per non parlare della proposta di nuove regole contro i «cambi di casacca» in Parlamento, lanciata dal segretario”.
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