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Le pillole anti-Covid restano bloccate: per il governo la priorità è sempre e solo il vaccino

Pubblicato il 07/04/2022 10:23 - Aggiornato il 07/12/2022 17:58

Giorni di grande attesa, questi, per gli le agenzie che si sono lanciate in fretta e furia del business del vaccino e che hanno visto le proprie casse gonfiarsi a dismisura. È attesa a breve, infatti, la valutazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) sulla somministrazione di una quarta dose: non si tratterà di un parere vincolante, soltanto scientifico, ma potrebbe trattarsi del primo passo verso un nuovo giro di inoculazioni, che porterebbero altri, preziosi miliardi in entrata. Il tutto mentre in Cina è fallito l’esperimento dei “lockdown-lampo” per contenere i contagi nelle grandi metropoli, rendendo necessarie nuove strategie.

Molti esperti, in queste ore, hanno ribadito la tesi di una pandemia che si sta trasformando ormai in emergenza endemica e che, quindi, andrà affrontata nei mesi a venire come si fa per altri virus, come quelli influenzali. La quarta dose, in questo scenario, andrebbe così a interessare solo anziani e fragili (circa il 15% della popolazione) mentre per il resto dei cittadini potrebbe non essere necessaria. Si pensa ad altri “richiami”, anche se l’idea di continui booster e a fronte di varianti sempre più contagiose non convince diversi scienziati. Oppure di una rivalutazione dei “treatment”.

Parliamo, nello specifico, di quelle pillole anti-virali già autorizzate anche dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Quella prodotta da Merck, stando ai dati forniti, sembrerebbe ridurre il rischio di ospedalizzazione del 30%, mentre quella di Pfizer al momento pare dare risultati ancora più confortanti. Come ricordato da Camilla Conti sulle pagine della Verità, però, in Italia sul fronte delle pillole anti-virali siamo prigionieri delle politiche ministeriali, con la volontà precisa di non dare il via libera ai farmaci.

Nonostante gli investimenti (si parla anche di un accordo già raggiunto con Pfizer per una spesa totale di 400 milioni di euro) la diffusione delle pillole anti-Covid nel nostro Paese è ancora molto limitata, anche a causa di una lunga trafila necessaria per ricevere il trattamento: “Una volta fatta l’anamnesi, il medico di famiglia deve inviare i moduli necessari per la richiesta e una volta ricevuta l’autorizzazione può ritirare il farmaco”. Solo successivamente, la somministrazione al paziente. Troppo tempo perso, nel mezzo, considerando che il trattamento, per essere efficace, dovrebbe scattare nelle prime ore successive al contagio. Paghiamo ancora, insomma, le scelte di un governo che non vuole alternative al vaccino.

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