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“Le ondate non dipendono dai non vaccinati”. Lo studio di Harvard smentisce gli pseudo scienziati italiani

Pubblicato il 07/11/2021 11:44 - Aggiornato il 07/12/2022 18:36

Le ondate di Covid, compresa la quarta che ci viene quotidianamente paventata, non dipenderebbero dalla percentuale di non vaccinati. L’European Journal of Epidemiology, rivista peer reviewed dedicata a metodi statistici e ricerca epidemiologica, riportava a settembre un titolo emblematico: “Gli aumenti di Covid non sono correlati ai livelli di vaccinazione in 68 Paesi e 2.947 contee negli Usa“. La firma dello studio era del professor Sv “Subu” Subramanian, docente di salute della popolazione del dipartimento di scienze sociali e comportamentali dell’Università di Harvard.

Secondo quanto specifica La Verità, i dati di cui il docente di Harvard e il suo team si sono avvalsi erano forniti da Ourworldindata, sito di scientifico, e anche quelli forniti direttamente dal team della Casa Bianca. Da tale indagine si evince come in “Paesi con una percentuale più elevata di popolazione completamente vaccinata hanno casi più elevati per milione di persone”. Esempi eclatanti: Israele, con oltre il 60% della popolazione vaccinata alla data della pubblicazione della ricerca. Islanda e Portogallo, oltre il 75% della popolazione che ha ricevuto la doppia dose hanno più casi per milioni di persone (1.202 l’uno, 1.088 l’altro). Rispetto a Paesi come Vietnam e Sudafrica, che all’epoca avevano il 10% della popolazione vaccinata, non vanno meglio: questi due Paesi erano infatti al di sotto dei mille casi, con 820 o 869 positivi per milione.

Negli Usa, prosegue lo studio, nelle 57 contee dove il virus aveva un impatto “basso”, la percentuale della popolazione che aveva fatto due dosi di vaccino anti-Covid era inferiore al 20%. Il professore autore dello studio osserva, sulla base di tali dati, come puntare unicamente sulla vaccinazione “come strategia primaria per mitigare il Covid-19 e le sue conseguenze avverse” non sarebbe stata la scelta migliore. Questo approccio va rivisto, “soprattutto considerando la variante Delta e la probabilità di varianti future”. In particolare lo studio evidenzia come “tale correzione di rotta, in particolare per quanto riguarda la narrativa politica, diventa fondamentale con le prove scientifiche emergenti sull’efficacia dei vaccini nel mondo reale“, cosa che secondo La Verità si spiega con la perdita di protezione del vaccino dopo pochi mesi dalla seconda dose.

Nello studio è citato anche un rapporto del ministero della Salute israeliano, secondo il quale l’efficacia di due dosi del vaccino Pfizer-Biontech contro la prevenzione dell’infezione da Covid è del 39% ovvero “inferiore rispetto allo studio”, supportato dalle due case farmaceutiche, che parlava invece di un profilo blindato dal punto di vista della sicurezza, col vaccino efficace anche dopo sei mesi. Non solo: il prof Subramanian sottolinea come “tra gennaio e maggio 2021 i Cdc hanno riportato un aumento dallo 0,01 al 9% nei tassi di ricoveri e dallo 0 al 15,1% nei decessi tra i completamente vaccinati”. I Cdc altro non sono se non i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.

L’Oms, dal canto suo, ha parlato dell’Europa come dell'”epicentro della quarta ondata” e ciò a onta del fatto che è il continente più vaccinato, col 69,2% della popolazione con una dose e il 65,5% con due dosi. “Anche se dovessero essere compiuti sforzi per per incoraggiare la popolazione a vaccinarsi, ciò dovrebbe essere fatto con umiltà e rispetto”, chiosa il professore di Harvard “stigmatizzare le popolazioni può fare più male che bene”. La sua soluzione? Convivere col virus, “come continuiamo a vivere un secolo dopo il virus dell’influenza del 1918 e le sue continue mutazioni”.