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L’affondo del capo dell’FBI: “La Cina è la più grande minaccia per gli USA”

Pubblicato il 09/07/2020 12:41 - Aggiornato il 09/07/2020 12:42

Sale sempre più la tensione tra le due super potenze mondiali. Tanto che il loro rapporto è oramai equiparato alla storica conflittualità tra Sparta e Atene. Durante un evento organizzato dal think tank Hudson Institute di Washington, Christopher Wray, direttore dell’Fbi, ha puntato senza mezze misure il dito contro la Cina.

“Interferenza, spionaggio economico, furto di dati e risorse economiche e attività politiche illegali”, il quadro descritto dal capo dell’Fbi è quello di una campagna di distruzione su più fronti che Pechino avrebbe intrapreso a danno degli Stati Uniti per rivendicare il ruolo di prima potenza mondiale. “La Cina è impegnata in uno sforzo globale di Stato per divenire l’unica superpotenza con qualunque mezzo sia necessario”, spiega l’ex avvocato.

Wray ha parlato di un piano a cui il presidente cinese ha dato il via. Il programma “battezzato Fox hunt (caccia alla volpe) sarebbe teso a individuare e silenziare i cittadini cinesi residenti all’estero ritenuti una potenziale minaccia per il governo di Pechino”. I cittadini pericolosi sarebbero rivali politici, dissidenti e critici che punterebbero “a esporre le vaste violazioni dei diritti umani” perpetrate dalla Cina.

Un altro topic spigoloso sarebbe quello rappresentato dalla censura. Il capo dell’Fbi ha spiegato come la Cina stia facendo pressioni su accademici, giornalisti, media americani e personaggi dello sport in risposta alle critiche nei confronti del Paese, in particolare per quanto riguarda Hong Kong e Taiwan. “Abbiamo visto il Partito comunista cinese fare pressioni sui media americani e sui colossi sportivi affinché ignorino o sopprimano le critiche alle ambizioni della Cina riguardo a Hong Kong o Taiwan”.

Inoltre il colosso cinese Huawei è considerato dal direttore come “un ladro seriale di proprietà intellettuale, senza rispetto per la legge e i diritti delle sue vittime”. Il popolo statunitense sarebbe dunque “vittima dei furti cinesi in modo così significativo da rappresentare uno dei maggiori trasferimenti di benessere nella storia dell’umanità”.

Per concludere Wray rivela: “Siamo giunti a un punto per cui l’Fbi opera ora un caso di contro intelligence connesso alla Cina ogni dieci ore. Dei quasi 5.000 casi di contro intelligence attivi attraverso il Paese, quasi la metà sono connessi alla Cina”.