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La Procura di Genova: “Camilla Canepa era sana: è morta per gli effetti avversi del vaccino”

Pubblicato il 21/10/2021 18:15

La 18enne Camilla Canepa, morta lo scorso 10 giugno dopo la somministrazione della dose di AstraZeneca, non aveva alcuna patologia pregressa né aveva assunto altri farmaci che avrebbero potuto interferire in qualche modo con l’iniezione del vaccino anti-Covid. Questo il passaggio chiave della perizia della Procura di Genova, che indaga sulla scomparsa della giovane originaria di Sestri Levante. A ucciderla, dunque, sarebbero stati solo ed esclusivamente gli effetti dell’inoculazione,

Secondo la Procura, si legge nero su bianco, la trombosi cerebrale con livello di piastrine basse nel sangue che ne ha causato il decesso “ragionevolmente è da riferirsi a effetti avversi della vaccinazione”. Come riportato da Repubblica, si tratta di uno dei passaggi cruciali nelle 74 pagine di relazione firmata dai consulenti tecnici, che di fatto hanno confermato quanto sostenuto da tempo dai famigliari della ragazza: Camilla era sana prima di accedere a uno degli Open Days AstraZeneca e ricevere il vaccino.

Dopo il tragico decesso della 18enne, era arrivato lo stop da parte del governo italiano, che aveva deciso di limitare la somministrazione agli over 60. La “familiarità” alle carenze di piastrine (piastrinopenia) di cui si parla nella documentazione sequestrata dagli ospedali di Lavagna e di Genova, secondo quanto ricostruito dal medico legale Luca Tajana e dall’ematologo Franco Piovella, non è dunque da riferirsi allo stato di salute di Camilla prima della somministrazione del vaccino, ma al fatto che sia un parente della ragazza a soffrire di piastrinopenia.

Stando a quanto si legge nella relazione, anche la compilazione del questionario fatta dalla ragazza prima del vaccino sarebbe stata perfettamente corretta. Per quanto riguarda l’operato del personale del pronto soccorso di Lavagna, che aveva prima dimesso e poi, dopo il secondo ricovero, trasferito la ragazza al San Martino di Genova, secondo i consulenti non ci sono “azioni penalmente rilevanti”, anche se su questo specifico punto i familiari di Camilla, assistiti dall’avvocato Angelo Paone, si riservano ulteriori approfondimenti con il proprio consulente.

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