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Infettivologo, politico, conduttore tv. La tragicomica metamorfosi dei virologi

Pubblicato il 07/04/2021 12:26 - Aggiornato il 07/04/2021 12:27

Infettivologi o politici? Se ne avessimo parlato un anno fa, quando la parola pandemia poteva considerarsi ancora sconosciuta, ci saremmo messi a ridere. Adesso invece la domanda ha assunto un taglio tragicomico: il confine tra le due figure lo han fatto diventare molto labile, talvolta perfino ambiguo.

In un un’intervista concessa a lanotiziagiornale.it, la giornalista Sara Manfuso rivolge alcune domande al noto infettivologo Matteo Bassetti. Quando Manfuso gli chiede “un voto su scala decimale alla gestione dell’emergenza Covid ai due governatori, Fontana e De Luca”, lui prontamente, senza tirarsi indietro, giusto per dimostrare che un infettivologo ha sempre la risposta politica pronta, risponde: “Fontana non prende un buon voto su scala complessiva, ma lo stesso vale per De Luca: è inaccettabile sia andato contro le disposizioni del governo, specie in qualità di uomo che ricopre una funzione pubblica. È stato il primo grande furbetto vaccinale ricorrendovi in anticipo rispetto agli altri. Sulla gestione della campagna vaccinale De Luca però prende un bel 7, mentre Fontana non va oltre il 4”.

Di giudizi e pareri ne ha per tutti e vanno ben oltre il mero ambito scientifico. “Io ero stato critico nei confronti di Zingaretti nella gestione della pandemia nella prima e seconda ondata invece sui vaccini si è rivelato essere molto più bravo di tanti altri. Complimenti davvero per il lavoro svolto nel Lazio! Apprezzo molto anche Bonaccini, è estremamente pragmatico. Giorgia Meloni. Così come stimo fortemente Debora Serracchiani”.

I controsensi sono molti, così come sono molti gli aspetti che agli occhi esterni appaiono inspiegabili. La giornalista si domanda e gli domanda come fosse possibile che quando il governo annunciava la seconda ondata lui sosteneva facesse del “terrorismo” e quando gli davano del negazionista, lui argomentava dicendo di essere ottimista. Ma adesso di ottimismo taccia le previsioni del ministro Speranza. Lui risponde: “Io mi definisco sempre ottimista, Speranza ha fatto una fuga in avanti rispetto all’estate e io l’ho trovata “ottimista”, ma magari aveva delle informazioni che io e gli altri italiani non avevamo”.

La Manfuso tocca poi il tasto (dolente?) riguardo la mancata richiesta di partecipazione a operare nel Cts. Lui chiarisce: “Io non sono mai stato chiamato e non ho libidine a starci”. Ma poi, coglie la palla al balzo e ci tiene a precisare: “Non ci sono rimasto male per Matteo Bassetti, ma per la materia che rappresento. Non vedere un solo infettivologo mi è parso strano. Non mi sono mai arrivate offerte ufficiali, ma dei pour parler ufficiosi da parte della politica, quelli sì”.

A proposito di politica… Nonostante lui dichiari di “non voler scendere in politica” la sua passione verso la politica ha radici robuste e profonde. “Quando ero ragazzo mi è sempre tanto piaciuta la politica ho fondato un club Forza Italia nel 94, ma non ho mai avuto il piacere di conoscere il Presidente Berlusconi che stimo tanto”. Insomma, stava con Forza Italia e apprezzava Renzi, adesso invece  esalta Draghi, Letta e Zingaretti.

Non solo politica, ma anche tv. Se gli chiedessero di prendere parte ad un programma televisivo che parla di salute lui non disdegnerebbe l’idea, anzi: “Credo che in questo periodo stia meglio in tv chi conosce direttamente il virus, anziché starlette o rockettari. La televisione oggi mette vicino la scienza e il trash e capita nella maggioranza delle trasmissioni televisive, tendo a non andare più in quelle dove si urla non mi piace. I medici dovrebbero essere usati non per l’audience che producono. Vado in tv per quello che è la materia, ma non cambierei mestiere. Potrei dare una mano per il coordinamento scientifico affiancando qualcuno alla nascita di un programma, questo sì”.