Ogni tanto capita di leggere nuovi neologismi che lasciano un po’ perplessi. Uno di questi, spuntato fuori di recente che prelude a decisioni che avranno ripercussioni sull’economia e pertanto sulla vita delle persone, è quello di “imprese zombie”. Vengono così definite le imprese che negli ultimi tre anni sono risultate in perdita e che stanno in piedi sfruttando i tassi di interesse molto bassi e soprattutto grazie alla volontà statale o delle banche, che di fronte all’impossibilità di recuperare la somma prestata, per evitare di segnare una perdita in bilancio continuano a finanziarle. Secondo i fautori di questa definizione ciò causerebbe un danno economico generale perché le suddette imprese, essendo di fatto sussidiate, utilizzerebbero del capitale in maniera poco produttiva, mentre se fallissero, tale capitale potrebbe essere utilizzato da altre aziende in modo più appropriato alzando la produttività dell’intero sistema. Il problema della bassa produttività italiana esiste e purtroppo è vecchio, ma non credo che si possa attribuire a queste fantomatiche imprese zombie. (Continua a leggere dopo la foto)
Nelle discussioni recenti l’obiettivo è di smettere di aiutare queste imprese affinché se ne avvantaggi l’intero sistema produttivo. Per esempio, nel caso dei ristori si vorrebbe che queste imprese ne fossero escluse, così da favorirne il fallimento, sempre salvaguardando i lavoratori. Dopo i tanti i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione è lecito nutrire qualche dubbio sul fatto di far fallire le imprese salvaguardando i dipendenti. La chiusura di un’azienda non è una pratica neutra, perché oltre ai lavoratori dell’impresa ci sono anche i fornitori che subirebbero un danno e lo stesso Stato che andrebbe a incassare meno tasse. Certamente il capitale liberato potrebbe trovare una migliore allocazione, ma ciò non sarebbe immediato e non è così automatico che accada. Le imprese le fanno gli uomini, e il più potente stimolo per intraprendere è la fiducia nel futuro e, se manca, si possono dare tutti gli aiuti di questo mondo, ma le imprese non nascono. Questi sono alcuni aspetti della questione, ma la considerazione più forte che tutti questi discorsi teorici presuppongono è un intervento pesante dello Stato nell’economia: siamo al livello che lo Stato crea e distrugge aziende private. Un’idea costruttivista che lascia molto perplessi. (Continua a leggere dopo la foto)
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D’altro canto qual è l’origine di queste imprese zombie? Una causa della sopravvivenza di queste imprese in perdita è la politica espansiva della Banca Centrale Europea con tassi prossimi allo zero o sottozero che permette di finanziarsi a tassi bassi e alle banche di assumersi più rischi. Con soldi praticamente gratis, alle banche conviene prestare soldi anche a cattivi pagatori perché nel complesso l’operazione risulta positiva. Questa politica monetaria ultra espansiva è stata avviata proprio da Draghi che ora viene invocato per far fuori queste imprese zombie. Evidentemente un assurdo, ma che mette in evidenza i danni delle politiche interventiste degli stati e delle banche centrali. Se i tassi di interesse fossero decisi dal mercato, e la moneta non fosse un monopolio statale, non si creerebbero queste chiare distorsioni economiche. (Continua a leggere dopo la foto)
Forse di fronte alla crisi dei debiti pubblici una politica monetaria espansiva è potuta sembrare una soluzione indefettibile, ma si è trattato di una stampella e non di un solido pilastro su cui impostare le politiche economiche generali, come è manifesto dal problema delle imprese zombie. Se la politica monetaria espansiva ha posto le basi per la creazione delle imprese zombie, perché dare la colpa agli imprenditori? In fondo, compito di un imprenditore è di riuscire a servire il consumatore date le condizioni esistenti in un certo momento. Se la politica espansiva permette di avere soldi a buon mercato, o se lo Stato sovvenziona, perché non approfittarne? La colpa è di chi chiede i soldi in prestito sapendo che ci sono o di chi attua una politica monetaria espansiva? Se si lasciassero in pace gli individui, a lavorare ed intraprendere, non saremmo costretti a sentire parlare di fantomatiche aziende zombie o di altre amenità simili. Se proprio vogliamo parlare di imprese zombie perché non incominciare a discutere seriamente di Alitalia?
di Lorenza Morello, Giurista d’Impresa e Presidente nazionale APM
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