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Immigrazione, blocco navale e rimpatri. La Gran Bretagna della Brexit dimostra che si può fare

Pubblicato il 15/04/2022 10:04

Abbiamo sentito ripetere tante volte dai nostri politici, soprattutto a ridosso di questa o quella campagna elettorale, che sarebbe necessario rivedere il sistema di immigrazione per scoraggiare i flussi clandestini e, allo stesso tempo, dare accoglienza nel nostro Paese a persone già pronte per inserirsi nel mondo del lavoro, avviate verso professioni per le quali c’è effettiva richiesta. Parole alle quali non hanno mai fatto seguito i fatti, in Italia. E che invece Boris Johnson sta cercando di trasformare in realtà nel Regno Unito, grazie anche ai frutti della Brexit: lontano dai diktat ingiusti di Bruxelles, tutto guarda caso è diventato più facile.

In queste ore alcune autorevoli testate inglesi come il Times e il Telegraph hanno aperto le rispettive versioni cartacee titolando in maniera simile: “I migranti della Manica verranno mandati in Ruanda con un biglietto di sola andata”. Un annuncio che, come spiegato da La Verità, fa seguito alle intese raggiunte con lo stesso Ruanda all’interno dell’Home Secretary Priti Patel. L’accordo stabilisce che le analisi dei richiedenti asilo vengano svolte non più in Gran Bretagna ma direttamente nel Paese africano, sulla base di quanto avviene, per esempio, in Nuova Zelanda: qui i controlli si svolgono in Papua Nuova Guinea, prima di un eventuale via libera per varcare le frontiere.

Grazie a questo meccanismo, anche ai migranti in regola sarà caldeggiato di rimanere in Ruanda, uno Stato africano dall’economia in crescita e bisognoso di lavoratori. La decisione del governo Johnson è arrivata a seguito del recente aumento di casi di persone che, disperate, tentavano di attraversare la Manica, spesso con tragiche conseguenze. Il premier inglese ha speso parole durissime contro i trafficanti che “stanno trasformando le nostre acque in un cimitero”, annunciando anche la decisione di affidare alla marina militare il compito di pattugliare le coste.

Linea dura, dunque, con una sorta di blocco navale e il trasferimento dei migranti in Ruanda. Il tutto accompagnato, però, da un sistema a punti già in vigore da tempo e che “seleziona” chi vuole entrare nel Regno Unito in base a criteri come la conoscenza della lingua, l’avere o meno offerte di lavoro e una specializzazione e via dicendo. In questo modo si riesce a controllare chi arriva, si riduce il numero di migranti e si facilita la loro integrazione una volta al di qua del confine. Una strategia che in Italia sarebbe inapplicabile, visto che il nostro Paese è schiavo delle imposizioni dell’Unione Europea. E che ci aiuterebbe però non poco della gestione dei flussi in entrata.

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