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Il sovranismo per uscire dal Draghistan

Pubblicato il 03/05/2022 13:50 - Aggiornato il 07/12/2022 17:52

di Gandolfo Dominici, Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

Come nel precedente articolo: “La gabbia Globalista del Draghistan e l’attacco alla democrazia”, nell’occidente moderno le élite sono sovrane, non i popoli europei. Il liberalismo globalista ha vinto sul comunismo per perdere se stesso!
Infatti, per quanto le attuali aristocrazie occidentali si possano opporre strenuamente, stiamo assistendo alla inesorabile caduta del neo-liberismo e del globalismo e alla fine della globalizzazione.
Le restrizioni motivate con il pretesto pandemico, prima, e il conflitto con la Russia ed i suoi alleati (tra cui Cina, India e 3/4 del mondo), ora, stanno gradualmente compromettendo il sistema economico e le catene di fornitura necessarie al funzionamento del mercato globale, per quanto alcune élite possano ancora tentare di fermare questo processo, potranno solo rallentarlo.

Occorrerà dunque ripartire dal “sovranismo” per ritrovare la giusta dimensione di libertà dei popoli e dei cittadini e la prosperità economica.
Il termine sovranismo è diffamato dai media e conosciuto da pochi nel suo reale significato e nelle sue implicazioni politiche, sociali ed economiche.

Ma, in effetti, cosa vuol dire sovranismo?
In estrema sintesi – in quanto il discorso sarebbe molto lungo e richiederebbe un saggio, non già un articolo – il sovranismo non può e non deve essere confuso con una ideologia di (estrema) destra o nazionalista, come spesso viene definita dalla propaganda mainstream. Tale sviante sovrapposizione è solo dovuta alla altrettanto fasulla dicotomia politica odierna, in realtà la contrapposizione politica non è più caratterizzata dalle definizioni destra/sinistra ma sovranismo-globalismo.

Con sincero spirito critico si potrebbe affermare come il dettato dell’art. 1 della Costituzione possa, in effetti, essere la base del sovranismo. Infatti ivi si afferma che: “La sovranità appartiene al popolo”.
Il sovranismo, semplicemente, propugna la riconquista della sovranità popolare in antitesi alle politiche globaliste e di egemonia delle élite plutocratiche sovranazionali.
Il sovranismo mette al centro dell’attenzione i veri bisogni dell’individuo, quale membro di una identità culturale. Il suo diritto all’appartenenza, alla socialità, al lavoro come alla sussistenza economica; in contrapposizione alla società consumistica, mediatica e “fluida” del “villaggio globale” voluta e creata dalle multinazionali e dai mass media a loro, direttamente o indirettamente, collegate.

Diversamente da ciò che in modo diffamatorio propalino i media mainstream, il sovranismo non coincide con il “suprematismo”. Anzi, al contrario, è tollerante delle differenze che considera un arricchimento rispetto alla standardizzazione secondo i dettami fluidi del c.d. politically correct che atomizzano e privano il cittadino delle sue radici e della sua cultura, rendendo l’individuo un animale da allevamento standardizzato. Allo stesso modo, i mercati globali gestiti dalle élite plutocratiche globaliste hanno bisogno di un uomo che sia “standardizzato”, che consumi gli stessi beni in tutto il mondo (ed i tipici esempi di prodotti globali sono, come detto, i-phone o il cheese-burger di McDonald, etc.). Questa narrazione a portato a falsamente sovrapporre, nell’immaginario collettivo, i mercati internazionali con il mercato globale. Essi, invece, rappresentano due concetti diversi, perché nei mercati internazionali i prodotti vengono adattati alle abitudini culturali dell’area, ma non ad essa limitati.  

Per chiarire il concetto si pensi, ad esempio, alla differenza tra un cheese-burger di McDonald e un panino con le panelle palermitano. Sono entrambi fast-food, ma con differenze dovute alla cultura gastronomica in questo caso.  Ciò non comporta alcuna “superiorità” del panino con le panelle (anche se per lo scrivente è decisamente più buono), né esclude che tale panino possa essere esportato in altri paesi e divenire anche lì una buona abitudine. 

Il sovranismo, dunque, si contrappone alla standardizzazione dell’uomo globalizzato ma non rifiuta l’internazionalizzazione. Il globalismo è unipolare (quindi implicitamente suprematista, a dispetto dei proclami) mentre il sovranismo è invece “multipolare”. Il globalismo è etnocentrista, poiché pretende che il modello occidentale – definito dai precetti del politically correct – possa e debba essere esportato per “civilizzare” e rendere “democratici” tutti i paesi del mondo, anche a suon di “bombe di pace”. Il sovranismo, dunque, lungi dall’essere divisivo e guerrafondaio non ha alcuna pretesa di imporre un unico modello culturale, politico, economico e sociale al mondo intero. Se lo facesse diverrebbe il suo opposto, cioè il globalismo. 

Portata l’ottica sovranista agli estremi, guerre come quella tra Russia e Ucraina, in effetti, non avrebbero probabilmente avuto ragion d’essere. 

Alla luce di quanto detto sin qui, per liberarci dal Draghistan, occorre dunque riconquistare la sovranità dell’Italia e del popolo italiano. Per farlo dobbiamo “Cavalcare la Tigre” (usando un termine coniato da Julius Evola), cioè avere il coraggio di salire sopra la tigre del globalismo elitario –  senza mai identificarsi con essa – e aspettare che si stanchi per abbatterla. 

La buona notizia è che la tigre del globalismo unipolare appare già stremata, e rimanendo noi stessi, e unendoci nella battaglia politica e sociale, presto potremmo uscire dal giogo globalista e  riconquistare la nostra sovranità e la nostra libertà di essere italiani.