di Gianluigi Paragone.
Nel tempo dei dpcm i cittadini non sono tutti uguali e soprattutto i soldi non arrivano. O almeno dipende.
Una importante società partecipata del Tesoro – Leonardo – è guidata da un condannato per falso in bilancio. Sei anni di reclusione, hanno dato ad Alessandro Profumo in primo grado, per una vicenda che riguarda una banca salvata coi soldi pubblici. Una condanna che ora potrebbe scatenare una serie di cause per risarcimento.
In un’altra stagione i Cinquestelle, che oggi sono la prima forza del governo, avrebbero occupato il parlamento fino alle dimissioni di Profumo; per molto, molto, molto meno si dimisero ministri solo sfiorati da indagini. Ma per campare si cambia e quindi Profumo resta saldamente in sella, confermato – nonostante fosse sotto processo e lo sapevate tutti! – da un governo “amico degli amici”.
In una lettera al Cda di Leonardo, l’ex banchiere si dice sereno, perché evidentemente ha le spalle coperte dal governo e da quel ministero che è sempre più il porto sicuro di potenti affamati e in affanno. Il Mef, azionista della fu Finmeccanica come di Eni (a proposito, se condannano Descalzi a Milano che faranno? Un’altra sceneggiata ipocrita? Prima li confermano e poi fanno le sceneggiate napoletane? Ipocriti…), il Mef deve posizionare Montepaschi: a chi la daranno? All’Unicredit dell’ex ministro Padoan così da fare pappa e ciccia?
Alessandro Profumo, insomma, resta in sella: coperto da Conte, dal Pd e dai Cinquestelle. Tutti coperti. Coperti e riservati come le garanzie dello Stato sul prestito a Fca auto: perché tanta segretezza su quella garanzia? Cosa temono?
A proposito di Fca, il premier ha fatto fare un video alla coppia Fedez-Ferragni per convincere i ragazzi a mettere le mascherine. Forse anche al governo era arrivata la voce che certe mascherine sono imbarazzanti e la gente non le indossa. Altro che chirurgiche: chissà se il viceministro Sileri entrerebbe mai nel suo ospedale con la Duna delle mascherine. Non credo. Eppure, quanto sono costate? Per fare queste fetecchie di mascherine non hanno nemmeno bandito la gara: certo, anche il senso del pudore ha un limite.
Quel limite che manca loro quando devono trattare coi Benetton: a che punto sono i tristi penultimatum? A che numero di panzane sono arrivati? Quella delle autostrade agli italiani, chissà se l’hanno già raccontata. Ah sì, dopo i funerali delle vittime del ponte Morandi.
Gliel’ho detto in aula: Conte non è in grado di governare l’Italia. Nè lui, né il suo governo, né quei supercommissari che tirano fuori come conigli spelacchiati da cilindri magici sfondati. Arcuri è un dipendente degli italiani (chissà se i grillini si ricordano certe campagne), perché non accetta le domande di tutti i giornalisti? Perché sfugge alle conferenze stampa? Perché nasconde le carte sui bandi di gara?
Soprattutto come si permette di dire, come ha fatto sul Corriere, che la colpa è degli italiani che si assembravano questa estate? Evidentemente Arcuri non ha mai preso i mezzi pubblici, quindi non sa cosa significhi salire sui mezzi nelle ore di punta. Che ci voleva a fare degli accordi coi tassisti per smaltire i flussi? Oppure potevano promuovere accordi con le aziende che già operano nel settore del trasporto coi pullman: insomma facevano girare un pochino di economia reale.
Se però devono preoccuparsi di Profumo, di Elkainn e di tutti i loro amichetti da salotto, non hanno tempo da dedicare agli italiani.
All’Italia sofferente, umile e responsabile. L’Italia della gente che si alza la mattina presto per mettere assieme il pranzo con la cena; l’Italia degli artigiani e dei commercianti con il fiato sul collo dei banchieri che proteggete; l’Italia dei piccoli e medi imprenditori che ancora aspettano di essere pagate dalla Pubblica amministrazione; l’Italia che volete impaurita e sguarnita perché pensate di controllarla meglio, con l’aiuto di editori di giornali che producono mascherine.
Non hanno tempo per l’Italia dei ristoratori, degli albergatori e di tutti coloro che faranno chiudere direttamente o indirettamente con decisioni e dpcm da Ponzio Pilato, dove si delega tutto ai Comuni dopo averli spennati; l’Italia delle famiglie dove i papà e le mamme tremano per i prossimi licenziamenti e dove i figli laureati consegnano pacchi e cibi a domicilio; l’Italia che paga le bollette della luce e del gas a differenza di alcuni ministri che abitano nei ministeri e quindi sono mantenuti dagli italiani; ecco questa Italia qui è lontana anni luce dagli occhi e dai cuori di chi parla con la lingua dei burocrati.
La lingua dei dpcm. E di Ponzio Pilato.