Abbiamo letto e riletto, in questi mesi, della bellezza del Piano di ripresa e resilienza varato dal governo Draghi e prontamente incensato dalle testate italiane, convinte che il premier abbia trovato la formula magica per spazzare via ogni ostacolo lungo il cammino del nostro Paese. Peccato che, a guardar bene, di elementi per cantare vittoria non sembrano essercene troppi, anzi. Come spiegato dal Quotidiano del Sud, infatti, degli obiettivi fissati per il primo semestre, 45, ne sono stati centrati al momento soltanto 3.
Il premier proprio in queste ore ha chiamato a rapporto i suoi ministri per fare il punto sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: entro giugno, il governo dovrà infatti presentare a Bruxelles 45 obiettivi, ai quali sarà vincolato il secondo assegno dei fondi europei del Next Generation Ue. Un bottino dall’ammontare complessivo di 24,13 miliardi.
Nella seconda metà dell’anno dovranno esserne invece centrati 55, un traguardo da tagliare obbligatoriamente per poter incassare la terza rata da 24,83 miliardi. In tutto, quindi, gli obiettivi da centrare per il governo sono 100, per un ammontare di 45,9 miliardi. Da qui la decisione di Draghi di serrare i ranghi e fare subito una verifica del programma, così da mettere in luce eventuali falle che potrebbero comprometterne la riuscita.
Ogni ministro è stato perciò chiamato a fare il punto sull’avanzamento degli obiettivi di propria competenza. Al momento, dei 45 in programma per il primo semestre ne sono stati raggiunti tre. Nessun allarme, però, da parte dell’esecutivo, che giudica comunque il saldo fin qui “positivo”. E che continua a essere dipinto da certa stampa come “il governo dei migliori”.
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