A dirlo questa volta non è Gianluigi Paragone o un altro leader dell’opposizione. Bisogna metterselo bene in testa: i soldi che arriveranno dall’Europa, non sono affatto un regalo e non sono nemmeno da considerarsi un ‘aiuto’. Sono un prestito e se è vero che la quantità di denaro che prenderemo in prestito è anche tanta, allora è anche vero che ci indebiteremo fino all’osso. “Dovremo metterci nelle condizioni non solo di restituirlo, ma anche di creare tutto il valore possibile”. Paolo Scaroni, banchiere ed alto dirigente, attualmente Vicepresidente dalla banca d’affari britannica Rothschild, all’interno di un’intervista concessa al Sole 24 Ore, mette così sull’attenti la politica italiana.
Per dirlo in maniera banale è come se l’Italia, o meglio chi se ne sta occupando ai piani alti, fosse un bambino che decide di andare in banca e accendere un mutuo e che non ha idea, o comunque ne ha molto poca, di quale strada stia per imboccare, di cosa comporti non solo avere un mutuo, ma avere un mutuo di tale portata e in tale condizioni.
Il problema è che c’è un “equivoco di fondo sulla natura di queste risorse, dei 209 miliardi che l’Italia riceverà, solo 30 possono essere considerati a fondo perduto. Tutto il resto andrà restituito, e per un Paese fortemente indebitato come il nostro non è un dettaglio: non possiamo permetterci di sprecare nemmeno un euro o sarà un disastro”, spiega Scaroni, laureato in economia all’Università Bocconi e con un master in business administration alla Columbia University di New York. Ha ricoperto numerosi incarichi di prestigio, tra cui quello di Amministratore Delegato di Enel (2002-2005) e di ENI (2005-2014).
È assolutamente necessaria una “sana e prudente gestione”, altrimenti il rischio che correremo sarà irreversibile. Insomma, una sfida impegnativa quella che l’Italia sarà chiamata ad affrontare: “mai come ora il paese è chiamato non solo a investire sul proprio futuro ma anche a rendersi più attrattivo per gli investitori” e che però politicamente, non è ancora pronta ad affrontare, “non vedo ancora il coraggio di scelte nette, che a volte comportano il costo politico di rinnegare slogan su cui si sono vinte le elezioni”. Lo stesso Vicepresidente dalla banca d’affari britannica Rothschild, rivela che “ se avessi 50 milioni da investire in un progetto industriale non sono sicuro che sceglierei l’Italia. Dal punto di vista fiscale, giudiziario, e delle flessibilitàdel lavoro, vedo un clima ancora poco favorevole all’impresa”.
È in casi come questi che ci si rende conto di quanto siano importanti politici e tecnici di carriera, ma politica e aspetti tecnici sono preoccupanti, “potrebbero venir fuori i limiti di una classe dirigente statale su cui investiamo troppo poco da troppo tempo”.
Come per gli anni passati, saremo penalizzati all’interno della gabbia europea, ci stiamo andando a tuffare di testa in un mare pieno di scogli: “a differenza di Francia, Germania o Spagna noi soffrivamo già da prima”.