Di Gianluigi Paragone – L’altra sera ero in televisione su Rete4 per parlare di razzismo e di quel che è successo in Francia. Ho detto quel che penso da tantissimo tempo: non esiste una ricetta migliore di altre se non quella del buon senso, ovvero se non c’è lavoro, se non ci sono servizi (scuole, trasporti, negozi…) e la casa è un dormitorio nella migliore delle ipotesi, nessuna integrazione sarà mai possibile. Non lo è per nessuno, spesso a prescindere dalla terra di provenienza.
Le banlieu sono un luogo turbolento e inquieto ogni giorno, qualche volta – come sta accadendo in questi giorni – esplodono e lì diventa un problema fermare il fuoco che cova. Ripeto, è così da decenni e decenni. Non mi sorprende dunque che il modello francese assimilazionista sia saltato per aria; né mi sorprende che la raccolta soldi abbia totalizzato più per il poliziotto (il cattivo della storia) che per la famiglia del ragazzino da lui ucciso, e infine non mi sorprendono gli scontri dei giorni successivi. Non mi sorprende nulla di tutto questo perché i segnali sono sempre stati attivi ma – dalle analisi sociologiche accademiche ai film di denuncia (avevo citato “la Crisi” nel dialogo tra chi viveva in periferia e chi in centro: attualissimo!) – nessuno li ha voluti elaborare per superare quel modello ormai consunto. Se Le Pen è una risposta di sicurezza e di identità vuol dire che c’è una domanda insistente e irrisolta e bene fa Salvini a non escludere Marine dal cantiere di Bruxelles. Se la colletta per il poliziotto fa il pieno mentre quella della vittima arranca, significa che la popolazione ha trasferito su quel poliziotto non la singola questione ma il tema più generale di insicurezza generato da una situazione fuori controllo.
In Italia faremmo bene a dare una seria controllatina a quel che accade nelle periferie perché se la situazione si mette su un piano incrinato non la riprendi più. A Milano, per esempio, lo schifo – e rimarco la parola – sta raggiungendo livelli al limite del sopportabile. Chi come me frequenta la stazione per motivi di spostamento non vede l’ora di levarsi da lì perché tutto attorno genera fastidio. Ma questo è nulla rispetto a zone della cintura periferica totalmente nelle mani di bande straniere. E quando scriviamo “totalmente” significa che comandano loro e l’ostentazione è persino celebrata musicalmente (i famigerati trapper) e per immagini video (YouTube). Avviso il governo di centrodestra di essere molto più netto nel riprendersi il controllo del territorio, tanto qualsiasi cosa diranno da sinistra è privo di forza: anche qui potrebbe accadere quel che si manifesta in Francia con le differenti raccolte soldi. La sinistra ha perso la sua narrazione sull’uomo nero, sul diverso da integrare come risorsa; ora non le resta quindi che puntare sull’emergenza green dove ripeteranno gli stessi errori. La sinistra ha perso sul tema immigrazione perché era distante da quel popolo che ha pagato il prezzo delle loro “inclusioni”; per lo stesso “snobismo” la pagheranno anche sulla ecosostenibilità, il cui prezzo sarà interamente sulle spalle del ceto medio, medio-basso e infine basso.
Come ieri ci dicevano che eravamo razzisti, dall’alto del loro “fighettismo” e “snobismo” ora ci diranno che siamo negazionisti. Se la vedranno coi lavoratori ai quali abbatteranno il valore immobiliare perchè non in linea con le direttive green dell’Europa.