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Guai a rompere il giocattolo culturale

Pubblicato il 05/05/2024 11:26

“Mi fanno male quelli che comprano tutti i giornali perché la realtà é pluralista. Nooo, non mi fa male la libertà di stampa. Mi fa male la stampa”.
Potreste dirmi che è facile, troppo facile, citare un pezzo di monologo (Mi fa male il mondo) di Giorgio Gaber. È vero, è facile. Quindi lo uso con godimento massimo. E lo dedico, come si faceva un tempo quando si telefonava alle radio, ai rosiconi di Repubblica. “Mi fa male che qualcuno creda ancora che i giornalisti, si occupino di informare la gente. I giornalisti, che vergogna! Cosa mettiamo oggi in prima pagina? Ma sì, un po’ di bambini stuprati. E’ un periodo che funzionano. Mi fanno male le loro facce presuntuose e spudorate, facce libere e indipendenti ma estremamente rispettose dei loro padroni, padroncini, facce da grandi missionari dell’informazione, che il giorno dopo guardano l’indice d’ascolto. Sì alla televisione, facce completamente a loro agio che si infilano le dita nelle orecchie e si grattano i coglioni. Sì, questi geniali opinionisti che gridano litigano, si insultano, sempre più trasgressivi. Questi coraggiosi leccaculo travestiti da ribelli. E’ questa libertà di informazione che mi fa vomitare”. Parla di tutti.

Quanto mi piace. La dedico inoltre a tutti i giornalisti che credono di essere più giornalisti degli altri, a quelli che pensano di essere loro il sale dell’informazione e invece sono dentro totalmente il Potere. Repubblica che si permette di parlare di libertà di informazione? Eddai… Di che libertà parlano? Di che giornalismo parlano? I loro lettori non hanno di diritto di sapere di quel che sta accadendo in casa Agnelli? Perché non possono leggere nel dettaglio le questioni che riguardano le trame societarie di cui per esempio si può leggere o vedere altrove? “Perché quella è solo una accusa”, potrebbero rispondere. Verissimo, ma sulle “accuse” Repubblica ha compilato interi giornali, e quando arrivavano sentenze di segno diverso dal lavoro delle procure, si dava la notizia nelle pagine interne. Non mi scandalizzo, per carità: è la stampa, bellezza; nel senso che è potere. E lor signori con il potere ci sono andati a braccetto sia quando erano sotto De Benedetti, sia ora che stanno sotto lo stemma di casa Agnelli.
Scivoliamo in classifiche compilate per manipolare e “fare politica”: ora il problema dell’informazione mondiale è Angelucci (proprietario di questo e di altri giornali) o la Rai meloniana? Angelucci dà fastidio perché sta rompendo il giocattolo culturale della sinistra; purtroppo quel che riesce a fare è ancora troppo poco rispetto all’addensato di potere che sta sotto il cappello di Repubblica: basta guardare alle sponsorizzazioni delle loro iniziative! Quanto alla Rai meloniana… lasciamo perdere: per ora più che fare autogol non sono capaci. Infatti gli ascolti sono lo specchio di questa mancanza di scelta, di qualità e di coraggio.

Ci siamo sorbiti una settimana di martirio scuratiano e di lezioncine sulla censura in Rai. La vera censura la fanno in modo sottile e silenzioso coloro che organizzano festival e rassegne invitando solo quelli del loro giro; la fanno le librerie che oscurano i libri che non piacciono; la fanno “quelli del fact checking” (altro sistema metrico creato per tappare la bocca a chi tenta di scrivere cose diverse) che portano alla chiusura di siti e al blocco di articoli sui temi dove si stanno muovendo grandi interessi.
La sinistra ha avuto completamente in mano le leve culturali e dell’informazione, decideva chi far parlare e chi no; dopo la prima spallata di Berlusconi, ora tocca ad altri imprenditori – Angelucci in testa, per questo fa paura – creare spazi di narrazione dove finalmente si possano dire quelle cose che a sinistra non piacciono. Il mio amico Tommaso, direttore del Tempo, ne sa qualcosa.
Ps. Comunque che a sinistra siano stressati lo conferma il grande regalo a Vannacci: un mese di campagna elettorale così forse regala un paio di punti alla Lega.