Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Domenico Arcuri. E poi Mario Draghi, ancora Roberto Speranza e il generale Figliuolo. Tutti sono andati dritti per la stessa strada, senza considerare altre opzioni. E questo potrebbe averci fatto perdere molte vite che potevano essere salvate. La questione delle cure, sempre sottovalutata per spingere la narrazione sul vaccino, non sono mai state prese sufficientemente in considerazione. Regnava e regna ancora la regola della vigile attesa (Speranza imponeva il paracetamolo, il quale è stato ora definito da uno studio come pericoloso con il Covid) e del vaccino. Poi, però, alcuni medici, tra cui Ivan Gentile, ci raccontano un’altra storia. (Continua a leggere dopo la foto)
Sul Corriere del Mezzogiorno (ripreso anche dal sito di Nicola Porro), c’è una pagina intera in cui Ivan Gentile, ordinario di malattie infettive al policlinico Federico II, dice che se avessimo utilizzato la cura dei monoclonali avremmo salvato migliaia e migliaia di malati. E sostiene che in questo modo avremmo risparmiato, usando i monoclonali sul 90 per cento dei malati a rischio, 13.798 ricoveri e 6.313 morti nel Paese. Numeri. Realtà. Dati. Ma dalle parti del governo erano tutti presi a sentire altre voci… (Continua a leggere dopo la foto)
Quante vittime si sarebbero evitate se avessimo puntato su cure serie concrete e alla nostra portata? Questa è la domanda alla quale si deve rispondere. Scrive Giancristiano Desiderio: “E se non ci siamo incamminati su questa strada seria clinicamente percorribile, lo dobbiamo ad un unico fattore: quello di aver creato, attraverso il governo, il ministero della sanità e il circo mediatico istituzionale, un vero e proprio clima di terrore nel Paese che era funzionale soltanto alla inadeguatezza di chi doveva affrontare la questione e ha preferito ricorrere alla paura e allo stato di emergenza”.
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