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“Fateci pagare più tasse”. I super ricchi si scoprono improvvisamente generosi. Ma c’è l’inghippo

Pubblicato il 18/01/2024 14:23 - Aggiornato il 18/01/2024 14:35

Sono in 268, sono tutti multimilionari e a quanto pare sono stati folgorati sulla via di Damasco. O dell’Agenzia delle entrate. Fra loro esponenti delle dinastie Disney e Rockfeller e anche tre italiani: Martino Cortese, Giuliana e Norberto Nortarbartolo, nipoti del Conte Paolo Marzotto. I devastanti squilibri nella distribuzione della ricchezza mondiale, forse, cominciano a imbarazzare persino loro. Quelli che attraverso monopoli, speculazioni e altro stanno accumulando una quantità di denaro impensabile in qualsiasi altra epoca. Mentre gran parte del mondo si impoverisce. Così, tutti insieme hanno firmato un appello, pubblicato sul sito proudtopaymore.org, in cui chiedono di pagare più tasse. Per permettere agli Stati di investire sui finanziamenti pubblici. E per ridurre le sperequazioni economiche. (continua dopo la foto)

I Paperoni hanno anche scritto ai politici e agli economisti riuniti a Davos per l’incontro annuale del Wef. “Saremmo orgogliosi”, affermano, “di pagare di più. Questo non altererà radicalmente il nostro tenore di vita (nessuno lo aveva pensato, ndr), e non danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni. Ma trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro comune futuro democratico”. Ecco, quando i miliardari cominciano a parlare di democrazia noi sentiamo un brivido lungo la schiena. “Vi chiediamo di compiere questo passo necessario e inevitabile prima che sia troppo tardi. Rendete orgogliosi i vostri Paesi. Tassate la ricchezza estrema”. Tutto molto bello. Addirittura encomiabile. Solo che c’è un però. Un piccolo inghippo. Forse non tanto piccolo, a dire il vero. E lo certificano i numeri. (continua dopo la foto)

La principale perplessità, per chiunque sappia qualcosa di economia, deriva da un fatto. Perché un conto è tassare i redditi. Un altro tassare i patrimoni. Quindi, si sta parlando del primo caso o di una patrimoniale? E l’introduzione di una patrimoniale non rischierebbe, alla fine, di coinvolgere anche chi milionario non è? Seconda obiezione, i patrimoni estremi sono difficilmente intercettabili dal fisco, che opera con mezzi non adeguati a monitorare gli attuali, complessi strumenti finanziari. Ed è proprio qui che si deve arrivare, all’esistente. Perché i numeri non mentono. E grazie a una “manina” anonima, sappiamo che negli Stati Uniti, nel 2018, le 25 persone più ricche del Paese hanno versato complessivamente 1,9 miliardi di tasse su un patrimonio stimato in 1.100 miliardi di dollari. (continua dopo la foto)

Per capirci, i 14,3 milioni di normali salariati americani hanno versato nelle casse del fisco 143 miliardi di dollari. Tutti insieme, i cittadini tassati dispongono di una ricchezza più o meno pari a quella dei 25 super-ricchi. Quindi, 143 miliardi dati al fisco contro 1,9. A parità di beni. Si tratta di una sperequazione enorme, che alla fine deve aver fatto sentire in imbarazzo persino i “Paperoni”. Che godono di strumenti legali di elusione fiscali che i comuni mortali non possono nemmeno sognarsi. Secondo una stima dell’Ue Tax Observatory, tassare anche solo del 2% i patrimoni “monstre” consentirebbe di recuperare circa 250 miliardi l’anno. Qualcuno lo ha definito “populismo fiscale”. Ma questa parola abusata forse dovrebbe lasciare spazio a una riflessione. Perché i numeri appena riportati mostrano una realtà distopica. E qualcosa bisognerebbe pur fare.