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“Epurazioni, censura, purghe e slogan”. Giletti spara a palle incatenate. Polemica in tv

Pubblicato il 16/05/2022 12:18

I veri “putiniani”? Stanno in Rai e sono quelli che non accettano il contraddittorio, strenui difensori di un pensiero unico dominante che non può conoscere opposizione. Il desolante quadro della televisione pubblica italiana è chiaro nelle parole di Massimo Giletti, conduttore del programma Non è L’Arena in onda su La7 e intervistato di recente da Pietro Senaldi per Libero Quotidiano: “Se l’amministratore della Rai Carlo Fuortes afferma che i talkshow non fanno approfondimento giornalistico, io inizio a sospettare che qualcuno voglia istituire un ministero della Verità, che scelga conduttori programmati per seguire una linea impostata dalla politica”.

Tra i casi recenti, quello di Bianca Berlinguer a Carta Bianca: “Una donna libera e intelligente, ha la responsabilità di un programma e quindi ha il diritto di godere di ampia autonomia. Invece sta subendo una censura di Stato perché ospita Orsini o la Di Cesare. Ma sono due professori universitari. Certe pressioni sono inaccettabili, incompatibili con la libertà. La Berlinguer è di sinistra, ha diretto il Tg3, ha la colpa di essere sfuggita di mano a chi pensava di poterla controllare. È considerata una traditrice”.

“Sono d’accordo nella difesa dei nostri valori occidentali – ha spiegato Giletti – però tutelarli significa anche saper fare autocritica. Dove finisci, se inizi a censurare Dostoevskij? In Russia. Trasformi la tragedia in farsa, metti in gioco la tua libertà e ti ritrovi a pensarla come Putin”. Oggi, secondo il conduttore, “ci vantiamo della nostra grande democrazia ma le nomine di direttori di testate giornalistiche sono tutte politiche e i partiti, che pretendono di decidere chi può condurre e chi no, si scandalizzano solo quando non vengono accontentati”.

“Pandemia e guerra – ha concluso Giletti – hanno in comune il modo in cui è stata gestita dalle istituzioni l’informazione ai cittadini. La politica, per legittimare le proprie decisioni in emergenza, ha puntato tutto sulla paura, agitando gli spettri della peste del nuovo millennio o della terza Guerra Mondiale. Qualcosa di molto simile al ministero della Disinformazione di scuola leninista. Se vuoi affrontare tutto in modo semplificatorio, con slogan tipo ‘l’America difende la libertà nel mondo’, fai passare il messaggio che chi la pensa diversamente è fuori dal consesso civile. Ma questo è il contrario della democrazia”.

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