I dati su morti e contagi legati al Covid sono “drogati”? E se sì, a chi conviene gonfiare i numeri? Un interrogativo che si sono posti in tanti, dall’inizio della pandemia, e al quale ha tentato di fornire una risposta il programma di approfondimento Rai Restart, con un servizio realizzato da Valentina Noseda nel quale la giornalista ha intervistato un medico che svolge funzioni di dirigente in un ospedale romano. Durante l’intervista, il medico ha ammesso come i dati sarebbero “volontariamente alternati” e quindi gonfiati rispetto alla situazione reale.
“È frequente che venga scritto sulla cartella – ha spiegato il medico, che ha scelto di rimanere anonimo per tutelarsi – che un paziente è morto di Covid quando in realtà non lo è. A che scopo? In modo che salga il numero dei positivi. La stessa cosa accade con i ricoveri. Se un malato oncologico entra in ospedale e poco dopo si rivela positivo, anche se non ha sintomi diventa immediatamente un paziente Covid”. Le conseguenze di questa prassi, ovviamente, non sono da sottovalutare: “È gravissimo che trasferiscano un malato di tumore in una struttura Covid. Può essere come mandarlo alla morte, ma accade spesso”.
A cosa servono tutti questi positivi? Secondo il medico intervistato da Restart, “a fare soldi. L’ospedale prende dei rimborsi in proporzione al numero di ricoveri e quindi tecnicamente la legge viene rispettata. Poi esistono logiche per spartirsi il bottino. Ci sono interessi. Soldi, potere, avanzamenti di carriera”. Chi segue questo copione, insomma, ottiene poi un tornaconto, secondo il dottore romano: “Hanno già iniziato a premiarli, per esempio rimodulando i contratti. L’hanno chiamata produttività, ma l’unica cosa che si produce in realtà sono false morti per Covid”.
Secondo il medico, “in alcune strutture ospedaliere si alterano i dati nella speranza che, dimostrando che la struttura è in sofferenza per il Covid, si possano mettere più facilmente le mani sui soldi del Pnrr. Stanno assumendo anche nuovo personale: il pubblico apre le strutture, la gestione dei dipendenti viene data ai privati. I positivi servono per alimentare il sistema”. Il Covid, quindi, viene trasformato in business.
Come spiegato da Restart, la Gazzetta Ufficiale prevede infatti oltre 3.000 euro per i ricoveri in area medica e oltre 9.000 euro per ogni paziente in terapia intensiva per il Covid: “L’intera degenza viene contabilizzata come Covid, anche se il paziente non era positivo al momento dell’ingresso”. Come spiegato dal segretario Uil/Fpl Lazio Giuseppe Conforzi, “se entro in ospedale con una caviglia rotta e resto in ospedale 3-4 giorni, in caso un tampone certifichi la mia positività le mie giornate di degenza cambiano tabella dal punto di vista economico”. Un flusso di denaro pubblico enorme, erogato alle strutture dallo Stato. E che getta ulteriori ombre sulla gestione dell’emergenza.
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