Churcill diceva che un Paese che pensa di crescere aumentando le tasse è come un uomo con i piedi dentro a un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico. Ma Churcill era Churcill, mentre la Fornero è la Fornero. Ed ecco che l’ex ministra, già tristemente nota per la legge sulle pensioni, non si smentisce. E parla di una “patrimoniale per la crescita”. Ma non è la sola. Perché la brillante idea è quella di tassare la casa, il bene più prezioso degli italiani, e sta diventando trasversale. La paternità di una tassa patrimoniale è storicamente della sinistra, ma cominciano a parlarne un po’ tutti. Politici e opinionisti, oltretutto, insistono sulla necessità di una patrimoniale immobiliare. La scusa sarebbe che il patrimonio finanziario è già gravato di tasse. Ma in verità anche la casa lo è. (continua dopo la foto)
Non solo: le tasse sulla casa sono state triplicate negli ultimi anni, e proprio dal governo di cui la Fornero faceva parte. E oggi si parla apertamente di aumentarle nuovamente. Una follia che andrebbe a colpire un popolo già massacrato da una pressione fiscale, diretta e indiretta, quasi insostenibile. In un Paese in cui gli stipendi sono fermi al palo da vent’anni, mentre il costo della vita è in costante crescita. Basti pensare che i proprietari di immobili – seconde case, capannoni, negozi, uffici – versano allo Stato 21 miliardi di Euro. In dieci anni le tasse sugli immobili hanno drenato 200 miliardi dalle ricchezze degli italiani. Ma a quanto pare a qualcuno non basta. E da sinistra, ma anche da destra, c’è chi propone di applicare una Tassa straordinaria su un bene già gravato da diversi prelievi fiscali. (continua dopo la foto)
Ergo, la patrimoniale sulla casa c’è già, ed è pesantissima, come ha fatto notare il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. Una politica seria e lungimirante dovrebbe parlare di come abbassare le tasse già esistenti, non inventarne di nuove. Perché i 21 miliardi che ogni anno vengono sottratti agli italiani dovrebbero tornare a circolare per aiutare un’economia asfittica. Anche perché quella immobiliare non è l’unica patrimoniale già esistente. Ce ne sono almeno altre dieci: bollo auto, canone radio Tv, diritti catastali, imposta di bollo, imposta di registro e sostitutiva, imposta ipotecaria, imposta sul patrimonio netto delle imprese, su imbarcazioni e aeromobili, sulle transazioni finanziarie e imposta su successioni e donazioni. A fine 2018 tutte queste tasse pesavano per 47 miliardi di euro, il 2,7% del Pil. (continua dopo la foto)
I “mostri” con le zanne pronte a mordere risparmi e stipendi li troviamo all’esterno e all’interno del Paese. Da una parte le istituzioni internazionali ossessionate dal vincolo esterno. Unione europea, Fmi, Ocse. Sono loro a chiedere riforma del catasto, tassa sulla prima casa, incremento della tassa di successione. All’interno, c’è la sinistra che ha il bisogno compulsivo di inventare nuove tasse. A partire dal Pd sino ad arrivare alla Cgil e a Landini. C’è poi chi sostiene che sia necessario spostare la tassazione dalle persone alle cose. Solo che si dimentica del primo assunto e si dedica solo al secondo. Poi ci sono i fautori dell’aumento spesa pubblica. Ma nel sistema Euro è una politica insostenibile se non aumentando le tasse. Nella situazione in cui siamo, l’unica via percorribile sarebbe quella di eliminare le patrimoniali di cui abbiamo parlato prima e di restituire linfa ai cittadini e all’economia.