Roy De Vita è fra i più conosciuti chirurghi italiani. È primario della Divisione di Chirurgia Plastica dell’Istituto dei Tumori di Roma Regina Elena ed è anche molto seguito sui social. Non manca di fornire il suo parere sulla situazione Covid e sulla gestione da parte del governo. I suoi ultimi attacchi sono ora rivolti al modo in cui è stata pensata e organizzata la vaccinazione. Spiega De Vita: “È vero, ci sono problemi di approvigionamento del vaccino ora. Ma quello non è il problema principale. È proprio il piano a essere sbagliato. In questo modo arriveremmo all’immunità di gregge tra 7 anni. Non si può far finta di niente. Il piano vaccinale evidenzia in modo eclatante che c’è un’organizzazione deficitaria e confusa e che pensa agli orpelli invece che alla sostanza. Un’organizzazione, semplicemente, inadeguata”. (Continua a leggere dopo la foto)
Attacca De Vita: “Si sono preoccupati di creare le primule (gli hub per la vaccinazione, ndr). Ogni primula ha un costo di 400mila euro. Ne sono state previste mille: 400milioni di euro, soldi nostri. Per strutture che sono pure provvisorie. Ma il punto fondamentale è un altro. È l’errore di base di questa campagna vaccinale scellerata: cioè che sono le persone a doversi muovere, e invece dovrebbe essere il contrario. A muoversi deve essere il vaccino e non le persone”. Un esempio pratico. Spiega De Vita: “Parliamo di Capri. Ero lì 48 anni fa quando ci fu l’epidemia di colera. Fummo vaccinati tutti in 3 giorni al comune. Si svolse tutto con una rapidità eccezionale e senza problemi. Cosa succede oggi. 48 anni dopo, a Capri?”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Continua De Vita: “Ci sono 14mila resistenti. Poniamo che 10mila capresi debbano essere vaccinati. Dovrebbero raggiungere l’hub che è l’ospedale a mare di Napoli. Quindi si dovrebbero far spostare tutte quelle persone, che devono pure prendere il traghetto o l’aliscafo, che per altro a causa del distanziamento viaggiano anche a metà della capienza… Quanto ci metterebbero? Oltre all’esborso di denaro, poi, queste persone perdono giornate intere. Per non parlare inoltre di chi ha handicap o difficoltà…”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Cosa succede invece se facciamo spostare il vaccino? Costi ridicoli di trasporto e di gestione. Sull’isola sarebbe facilmente organizzabile una o più strutture di raccolta in cui effettuare i vaccini col personale già formato in loco e in due giorni si vaccinerebbero tutti. Questo esempio che ho fatto per Capri vale per ogni piccolo comune italiano che potrebbero fare da soli organizzando la distribuzione e la somministrazione del vaccino, sfruttando le farmacie e la protezione civile. Ma, incredibilmente, facciamo muovere le persone invece del vaccino e pensiamo a creare le primule. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti”. Qui il video del primario.
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