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“D-dimero, analisi post vaccinali e aumento di miocarditi”. Barbaro spara a zero: “Sono una pecora nera”

Pubblicato il 06/06/2022 11:42

di Beatrice Nencha

“Sono una pecora nera tra i medici perché dico che questi vaccini non mi convincono. Oggi si è arrivati a negare persino l’evidenza clnica e si preferisce non denunciare”. Questa è la frase con cui mi ha accolto il dottor Giuseppe Barbaro, specialista da 40 anni in Medicina Interna e in Cardiologia, nell’estate 2021, prima di varcare il suo ambulatorio in un’importante struttura ospedaliera romana. Un anno fa i camici bianchi che esprimevano dubbi sul vaccino erano una netta minoranza, subito etichettata come “no vax”. Non troppo è cambiato da allora, nonostante la mole di pubblicazioni scientifiche internazionali e di evidenze cliniche che oggi attestano una lunga serie di potenziali effetti collaterali dei vaccini, circa 1300 solo quelli scoperti di recente in un report Pfizer, non sempre tali da ammortizzare il costo rischio/beneficio. Barbaro, come altri suoi colleghi, da novembre è sotto procedimento disciplinare all’Ordine dei Medici di Roma, col rischio di essere sospeso dalla professione come appena accaduto al dottor Andrea Stramezzi. Sul suo caso è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare del senatore William De Vecchis di ItalExit. Il medico è tra i promotori dell’associazione “Danni Collaterali”, la cui pagina Facebook annovera circa 300mila iscritti. Un’associazione rivolta “sia alle vittime di effetti collaterali che a tutte le persone in cerca di informazioni sul rapporto rischio-beneficio del vaccino”.

Dottor Barbaro, come altri suoi colleghi ribelli anche lei è in attesa dell’udienza discplinare all’Ordine dei Medici, fissata il 9 giugno, per le sue affermazioni “vaccino scettiche”. Quali sono le contestazioni che le imputano?
L’aver prescritto delle analisi di laboratorio prima del vaccino e l’aver informato i pazienti di una percentuale di rischio, secondo una scala validata che è la scala di rischio di evento clinico di Goldman, avvisandoli della percentuale di probabilità di incappare in un evento avverso. Tra le analisi, anche un emocromo con la conta piastrinica, che è fondamentale in quanto i soggetti con piastrinopenia dovrebbero essere esonerati.

Lei consigliava ai pazienti anche di fare un tampone e un sierologico prima di sottoporsi alla vaccinazione
Sì perché è evidente il rischio di reazione avversa nel caso in cui un soggetto sia infetto, anche senza aver sviluppato anticorpi specifici. Questo per evitare una reazione iperimmune anche grave. Poi, come stabilito dalle circolari ministeriali, prescrivevo un Prick Test per i componenti del vaccino, cioè il Peg, il polisorbato 80, e la trometamina. Infine, dato che il 30-40% degli eventi avversi è di natura trombotica, prescrivevo uno screening trobofilico completo, incluse a volte le mutazioni per fattori di rischio cardiovascolare, e sulla base di questi parametri formulavo una classe di rischio da 1 a 4, per valutare il rapporto rischio-beneficio. Inoltre, esiste una norma della legge Lorenzin del 2017 che prevede un esonero per coloro che si siano infettati naturalmente. Questi soggetti devono essere vaccinati con preparati contenenti un antigene diverso rispetto a quello verso il quale sono già immunizzati e non si comprende come mai questa norma venga disapliccata solo nel caso delle vaccinazioni Covid.

Insomma, le contestano un eccesso del principio di precauzione, di essere stato troppo scrupoloso nel suo lavoro
Esatto. La segnalazione nei miei confronti è stata fatta da medici vaccinatori che non ritengono necessario, sulla base di protocolli ministeriali, effettuare alcun tipo di anamnesi e di triage pre vaccinale. Al contrario, a mio avviso questi screening dovrebbero essere prescritti anche dal medico di medicina generale. L’articolo 48 del Codice deontologico prevede l’informazione ai pazienti sul rischio al quale verranno esposti. Ma per farlo, il medico deve studiare il caso clinico singolo, la sua anamnesi, le sue comorbidità e prescrivere analisi che permettano al paziente informato di scegliere se vaccinarsi o meno, o di rivolgersi al medico di base per la valutazione finale.

Suoi colleghi hanno dichiarato che le esenzioni non vanno date a nessuno, nemmeno in caso di pregresso shock anafilattico. C’è troppa confidenza nel potere del vaccino o c’è sottovalutazione dei suoi rischi, forse perché in caso di reazioni avverse, nessuno ne risponde davanti alla legge?
Questo è grave perché si tratta sempre di un farmaco in fase ancora sperimentale e la sua natura è stata confermata anche dai suoi stessi produttori, in ambienti finanziari statunitensi, con l’ammissione di non essere certi di poter assicurare la commercializzazione del farmaco, proprio in virtù degli effetti collaterali che non erano stati individuati negli studi prima dell’autorizzazione condizionata. 

Per motivi di urgenza, i trial clinici di questi vaccini hanno arruolato solo pazienti sani, senza studiare le interazioni in soggetti con altre patologie, quindi i risultati finali potrebbero non adattarsi a tutti?
Esatto. All’inizio i trial sono stati fatti senza considerare i pazienti sotto i 18 anni, le donne in gravidanza e in allattamento, e l’applicazione della campagna vaccinale a queste categorie di soggetti dimostra ulteriormente la natura sperimentale della somministrazione del farmaco. 

Il dottor Giovanni Frajese ha detto a La Verità che la popolazione, e in particolare i bambini, sono stati trattati come cavie 
Sui bambini ancora oggi non ci sono dati clinici solidi, se non parziali e preliminari. Lo stesso per le donne in gravidanza e in allattamento, dove esistono solo dei dati sperimentali su animali di laboratorio, per altro in piccolo numero. In Italia è stata data subito l’autorizzazione, con un riconoscimento di sicurezza ed efficacia che però non era basato su nessuno studio clinico specifico. Non si è tenuto conto nemmeno del “Covid Death Risk”, ovvero del rischio di mortalità calcolato in base all’età alle condizioni di salute, che è un calcolo statistico di valutazione. Io infatti avrei iniziato la campagna vaccinale dalle categorie più a rischio, gli over 65 anni e i soggetti con comorbidità, secondo gli stessi criteri che ispirano la prescrizione del vaccino anti-influenzale. 

Si è preferito vaccinare tutti, privilegiando il criterio delle categorie professionali
La vaccinazione di massa, com’era prevedibile, ha portato progressivamente all’insorgenza di varianti, poiché i virus a mRna in natura sono i più mutanti in assoluto. Sotto questo punto di vista, ritengo non sia stato corretto effettuare una vaccinazione di massa, specialmente nei soggetti sani, anche in virtù della natura sperimentale del farmaco. E il criterio dell’età è importante perché fino a 40 anni, la mortalità da Covid è sotto l’1%, incomincia a superare questa percentuale dopo i 60. 

L’obbligo vaccinale per gli over 50 non è giustificato dal punto di vista scientifico?
Fino a 60 anni la mortalità è molto bassa, incomincia ad aumentare dai 60 anni in su. Imporre la vaccinazione a un uomo o una donna cinquantenni, in buono stato di salute, ritengo sia una scelta esclusivamente politica, non basata su criteri scientifici solidi. Inoltre il virus di Wuhan, la variante Alfa, è praticamente estinto e continuare a vaccinare contro una variante che non esiste più porta solo a un’alterazione del sistema immunitario con lo sviluppo di anticorpi non neutralizzanti, che possono incidere negativamente provocando il fenomeno conosciuto come ADE, l’intensificazione dell’infezione virale anticorpo- mediata con le relative complicanze sia in termini di malattia grave o anche di morte.

Lei lo aveva segnalato già un anno fa, l’Ade si sviluppa soprattutto tra i vaccinati
Specialmente quando si è vaccinati nei confronti di una variante che non esiste più e questi anticorpi sono non neutralizzanti nei confronti della variante naturale. La variante naturale, ad esempio Omicron, usa questi anticorpi come un cavallo di Troia, facilitando la sua penetrazione nell’organismo ma anche l’intensificazione dell’infezione virale. Ci si viene a trovare in una sorta di guerra tra anticorpi neutralizzanti e non neutralizzanti che, specialmente nei soggetti giovani, in cui c’è un’intensità maggiore della risposta immunitaria, portano allo sviluppo di malattia grave e anche di morte.

Cosa che non si verificherebbe qualora si disponesse dei propri anticorpi naturali?
Esattamente. I soggetti non vaccinati sviluppano un’immunità naturale che è neutralizzante ed è oggi dimostrato, come riportato anche sul New England Journal of Medicine, che l’immunità naturale è quella più duratura, persistente ed efficace. Ma anche quella che si adatta meglio a contatto con le varianti, diventando sempre un’immunità neutralizzante e non interferendo con una presenza di anticorpi non neutralizzanti data dal vaccino, relativamente a una variante già estinta.

Lei ha prescritto anche esami post vaccinazione, che i suoi colleghi in tv reputano inutili
Così come viene disconosciuta la validità dello screening prevaccinale, non viene riconosciuta nemmeno l’utilità di fare analisi post vaccinali. In particolare verificare se il soggetto vaccinato abbia sviluppato gli anticorpi. Io prescrivo questi esami già dopo la prima e la seconda dose, insieme ai parametri di coagulazione. E ho notato un incremento del D-dimero fino a dieci volte dal valore pre-vaccino. Esistono studi che dicono che il D-dimero è un parametro indipendente e predittivo di eventi trombotici e non si riesce a capire per quale motivo non si debba stimare questo parametro anche nell’intervallo tra una dose di vaccino e l’altra. L’importante sembra essere solo quello di essere schedato e avere un codice a barre, indipendentemente dalla validità in termini di efficacia sanitaria del vaccino o delle conseguenze che questo può dare.

Attraverso l’associazione “Danni Collaterali”, di cui lei è uno dei promotori, avete raccolto già migliaia di testimonianze di reazioni da vaccino. Quali sono le più ricorrenti e ci sono patologie correlate o correlabili di cui non si parla?
Pfizer è stata costretta, su mandato di un giudice del Texas, a esibire un report preliminare, che doveva rimanere secretato per 75 anni, dove sono elencati una lunga serie di eventi avversi. Si tratta di effetti registrati in meno di un anno dall’inizio della campagna vaccinale e in un sistema di farmacovigilanza passiva, che sottostima ampiamente il loro numero reale. Ne sono state riportate quasi 1300 diverse tipologie, di cui il medico non può non tener conto specie quando il paziente si trova ad avere già una patologia, magari in fase di remissione, che potrebbe riacutizzarsi oppure insorgere rispetto alla predisposizione genetica.

Cosa ha notato in questi due anni di osservazione dei suoi pazienti vaccinati?
Come cardiologo ho rilevato un aumento delle pericarditi e delle miocarditi. Io stesso ne ho catalogate tredici, in soggetti di giovane età, tra cui tre miocarditi, fortunatamente non di esito fatale. Nella mia attività ospedaliera di oltre 30 anni, di cui tredici di terapia intensiva, non ho mai osservato un numero così elevato di pericarditi e di miopericarditi, come anche di morti improvvise giovanili, che non possono non essere correlabili al vaccino. Quanto meno nell’anamnesi di ciascun soggetto, la vaccinazione dovrebbe essere considerata, mentre invece oggi viene categoricamente esclusa. Ritengo sia un errore clinico. Ho notato anche delle alterazioni del microcircolo periferico in soggetti senza comorbidità, che sviluppano quadri tipo piede diabetico, che porta spesso all’amputazione dell’arto. E anche da quei pochi casi di autopsie di cui sono stato informato, emergono alterazioni del microcircolo coronarico. Sembra esserci una condizione favorente, specialmente in soggetti già predisposti geneticamente, alla formazione di micro trombi del circolo periferico con sofferenza tessutale. A livello coronarico, con l’interessamento dei piccoli vasi subpicardici, che portano necrosi miocardica, aritmia, arresto cardiaco.

Quindi anche chi è affetto da diabete o ipertensione dovrebbe fare un’anamnesi?
Esatto. E’ stato riportato anche su Cell Discovery  il fatto che il soggetto diabetico può anche peggiorare il suo profilo metabolico, così come i pazienti che presentano una condizione favorente lo sviluppo di trombi, quindi trombofilia genetica, Questi soggetti dovrebbero essere adeguatamente informati prima della somministraizone del vaccino.

Tra gli effetti avversi figurano patologie della vista e dell’udito come l’acufene: può derivare dal fatto che la proteina spike, secondo alcuni, avrebbe implicazioni a livello neurologico?
La spike è una tossina e ha anche un effetto neurotossico, quindi potrebbe dare un danno diretto al nervo acustico. Oppure, come succede nella sindrome di Ménière, cioè la sindrome vertiginosa post vaccino, ciò potrebbe essere legato a disturbi del microcircolo a livello del labirinto. A livello oculare si sono verificati, e io ne ho testimonianze nel mio ambulatorio, vari casi di trombosi della vena centrale della retina, ischemia retinica, emorragie retiniche e distacco vitreo-retinico. Soggetti che hanno già avuto questo tipo di patologie sono predisposti alla recidiva, o comunque dovrebbero essere informati di questo rischio.

Lei ha delle prove di questi casi? E sarebbe disponibile a sottoporle ai suoi colleghi dell’Ordine, o anche alle Procure che stanno portando avanti indagini al riguardo?
Certamente sì. Ho la documentazione di tutti questi casi, oltre che le foto di soggetti che hanno avuto questo tipo di ischemia del microcircolo a livello degli arti inferiori. Ci sono anche cartelle cliniche che ho potuto visionare, attraverso l’associazione Ados, che ha un’ampia documentazione di soggetti vaccinati ricoverati per malattia grave o in terapia intensiva. E questo coincide anche con quanto riportato dall’Istituto superiore di sanità per cui oggi il 70% dei soggetti ricoverati sono vaccinati, e di questi il 48% è trivaccinato. C’è da sottolineare che i soggetti che hanno ricevuto due dosi vaccinali sono considerati non vaccinati, per cui vengono inseriti nel calcolo dei non vaccinati. E’ evidente che c’è una gran confusione, se non una comunicazione distorta e non etica dei dati clinici. 

Ancora oggi chi afferma queste cose viene sanzionato e portato a procedimento disciplinare. Le è stato contestato anche di aver espresso le sue perplessità attraverso i social media in qualità di medico. Questi contrasti, che appaiono un tentativo di censura verso chiunque dissenta dalle linee guida ministeriali, non rischiano di scardinare il già precario rapporto di fiducia medico-paziente? E, soprattutto, di trasformare il medico in un burocrate?
Questo è un tema molto serio, su cui dovrebbe rispondere l’Ordine dei Medici. Il quale, anziché rispettare il Codice deontologico nella figura del medico, che deve essere indipendente e non condizionato, al contrario perseguita chi applica questi principi di indipendenza, autonomia e precauzione. Sotto la pandemia, il ruolo dell’Ordine dei Medici è stato deludente perché si è dimostrato un organo repressivo, censore, esecutore di meri ordini politici. Ha spacciato per violazioni deontologiche dei comportamenti assolutamente corretti e finalizzati alla giusta informazione del paziente e alla tutela della sua salute e qualità di vita. Pazienti che hanno avuto eventi avversi si sono trovati, all’improvviso, con le proprie prospettive di vita peggiorate e totalmente abbandonati.

Esiste il rischio, già ipotizzato anche dal premio Nobel Montaigner, che in questi vaccini a mRNA si verifichi il fenomeno della transcrittasi inversa? Lo può sintetizzare?
Questo farmaco è stato autorizzato in via emergenziale senza aver fatto studi di genotossicità. E’ stato pubblicato uno studio sulle cellule epatiche umane nel quale si è vista la trascrizione dell’Rna nel Dna degli epatociti, con tutte le possibili conseguenze che ne possono derivare: da forme di epatite anche acuta a forme di tumori del fegato. Ma quello che si è rilevato a livello delle cellule epatiche si può rilevare anche in altri tessuti perché la proteina spike è stata identificata e l’mRna messaggero è stato identificato in tutti i tessuti umani. Ci sono dei report che hanno osservato l’incidenza di un aumento di tumori in soggetti anche giovani o una ripresa di patologie neoplastiche che erano in fase di remissione. Questo deve far pensare molto sotto due aspetti: non solo per la genotossicità ma anche in relazione alla perdita della sorveglianza immunologica che si viene a creare con la ripetizione dei booster vaccinali.

L’algoritmo per correlare un potenziale danno da vaccino si basa su un arco di tempo paradossale, di appena due settimane
Questo è assurdo perché i danni si possono verificare anche a distanza di settimane o mesi. Spesso mi è successo di notare casi di infarto del miocardio anche dopo un mese dalla seconda dose. O casi di ictus a distanza di oltre 14 giorni. E’ evidente che se si parte dal criterio di 14 giorni tutto verrà escluso e tutto verrà considerato evento naturale. Ma naturale non è, perché se una miocardite si manifesta oltre i 14 giorni, non si può pensare che sia un evento naturale quando il numero di miocarditi sta aumentando in proprozione. C’è anche uno studio su Circulation che dice che proprio per l’effetto della proteina Spike sull’endotelio, c’è un aumento dall’11 al 25% di sindromi coronarie acute, cioè di angina pectoris e infarto del miocardio che sicuramente si sviluppano oltre il limite canonico dei 14 giorni.

Nell’ambiente medico è scoppiata una vera e propria guerra, tra inviti di alcuni camici bianchi a non curare i non vaccinati e assemblee degli Ordini infuocate
La cosa assurda è che l’Ordine non ha mai aperto un’istruttoria disciplinare nei confronti di questi medici, anzi li ha pure premiati perché spesso erano anche vaccinatori. L’Ordine di Roma ne ha premiati diversi anche nel corso dell’ultima assemblea, con una targa, mentre chi invece si poneva il dubbio, o voleva semplicemente applicare il principio di precauzione come me, si trova a doverne risponderne, mentre ha semplicemente svolto il proprio dovere.

Intanto i vaccinati con effetti avversi sono stati silenziosamente abbandonati
Se non viene riconosciuta la correlazione, i pazienti si trovano a dover affrontare privatamente, anche con delle spese, delle analisi o delle indagini diagnostiche che forse, se eseguite prima del vaccino, avrebbero evitato loro questo decorso. Anche persone giovani e sane, che si ritrovano con un’invalidità, vengono alla fine non riconosciute dallo Stato come vittime del vaccino e quindi abbandonate completamente. 

Si può ritenere che ci sia stata un’eccessiva stima del numero delle morti Covid secondo la sua esperienza ospedaliera dallo scoppio della pandemia? 
Assolutamente sì e questa non è solo una mia esperienza professionale, oggi lo ammettono in tanti. Tutti i pazienti morti di qualsiasi causa, specie nel 2020, sono stati catalogati come morti Covid, purché avessero un tampone positivo. In realtà i morti reali per Covid sono stati sovrastimati come poi è ricontrabile anche dai dati forniti dall’Istituto superiore di Sanità. I morti reali per Covid sono in realtà forse anche inferiori al numero di morti per le influenze stagionali nelle fasce di età con maggiori comorbidità e  quindi con rischio di morte più alto. Molte pubblicazioni stanno dando ragione a chi si è espresso sui dati. La scienza è dinamica, non è rigida, altrimenti diventa scientismo e dogma. Purtroppo chi si dissocia dal pensiero unico viene perseguitato e isolato.Vale ancora il principio “colpiscine uno per educarne mille”.

In una recente manifestazione davanti all’Ordine lei ha detto: “Io attuerò sempre il principio di precauzione a costo di andare sul rogo”. Tornasse indietro, rifarebbe tutto?
Ho quasi 40 anni di laurea e continuerò a fare il medico come l’ho sempre fatto. Purtroppo il Covid mi ha portato a trovarmi improvvisamente fuori dal coro, senza nessun tipo di intenzione. Ovvero per aver fatto quello che avrei sempre fatto, qualora si fosse trattato di un altro farmaco. Ho sempre svolto la mia professione come mi hanno insegnato e continuerò a farlo. Se è destino, andrò anche al rogo.