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Covid, spunta un altro documento segreto. E ora il governo non può più tacere

Pubblicato il 01/08/2020 13:23

Abbiamo riportato ieri (31 luglio) la notizia riguardante il ricorso fatto dal governo al Consiglio di Stato per impedire la pubblicazione dei verbali del Comitato scientifico sulla base dei quali l’esecutivo ha preso decisioni sul lockdown. 

La vicenda diventa ancora più misteriosa. Sembrerebbe infatti esistere un altro documento, antecedente al periodo di lockdown di marzo e perfino alla costituzione del Comitato tecnico scientifico, che è stato secretato e che il Paese invece ha tutto il diritto di conoscere: il piano pandemico nazionale. 

In un’intervista di aprile il direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Andrea Urbani, ha riferito che esiteva “un piano già dal 20 gennaio”. Nonostante “i piani pandemici europei siano tutti pubblici  -è importante che lo siano, riferisce la Repubblica affinchè siano efficaci, ‘tutti devono sapere come comportarsi’- l’utimo aggiornamento di quello italiano risulta datato al 2010. Mentre quello del 20 gennaio non risulta in alcun modo consultabile. 

Questo è quanto spiegato nelle colonne di Repubblica dal giornalista Riccardo Luna, il quale racconta di aver presentato mediante una procedura, Foia, al ministero della Salute la richiesta di avere accesso al documento. Secondo la prassi “tutti gli atti pubblici a eccezione di poche motivate eccezioni, devono essere accessibili entro i 30 giorni dal momento in cui si presenta la richiesta. 

Il 15 giugno, a termini scaduti, il capo di gabinetto del ministero risponde: “…la presente istanza è inoltrata alla valutazione di codesto Dipartimento che è competente all’ostensibilità dello stesso”. 

A quanto pare “la protezione civile ricorda benissimo quando il testo del piano è arrivato, era ‘accompagnato dalla richiesta di segretezza’. L’8 luglio Angelo Borelli, capo del dipartimento risponde all’istanza scaricando le responsabilità e dichiarando di “non avere alcuna competenza in merito”. È una questione di cui deve occuparsi il ministero della Salute. 

Quando un Foia viene respinto non resta altro che appellarsi al “responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza”, in questo caso Alberto Zamparese. E così ha fatto Riccardo Luna, al quale viene data la surreale risposta che l’istruttoria non è stata avviata prima a causa di “un disguido interno”. 

È normale e comprensibile che la questione, arrivati a questo punto, susciti numerosi interrogativi. I cittadini hanno diritto di sapere la verità su tutto il processo che ha portato l’Italia a mesi di lockdown.