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Coronavirus, basta psicosi! I medici “guariti” raccontano a La Stampa: “È una banale influenza”

Pubblicato il 02/03/2020 12:13 - Aggiornato il 02/03/2020 13:16

L’allarmismo dovuto al coronavirus, e la conseguente psicosi, ha causato un danno inimmaginabile all’economia nazionale e internazionale. E qualche giorno dopo il “picco” di preoccupazione, si iniziano a raccogliere i cocci. Per fortuna, però, adesso sono i medici stessi a cercare di tranquillizzare il popolo e a raccontare cosa sia davvero questo Covid-19. Su La Stampa, alcuni medici che hanno contratto il coronavirus e che sono “guariti”, spiegano la situazione. Una giovane dottoressa dell’ospedale di Piacenza racconta: “Abbiamo fatto tutti il tampone. Un mio collega stava molto peggio di me. Lui negativo, io positiva”.

Adesso che è passata e che tra pochi giorni tornerà in ospedale, è il momento di guardare avanti. “Per strada non porterò la mascherina. Non serve. Altrimenti dovrebbero indossarla tutti. Come esseri viventi siamo soggetti alle malattie. In alcuni posti c’è più rischio di altri. In ospedale, se poi servisse, mascherina, guanti e sopracamice. Dobbiamo tutti stare tranquilli. Non basta un contatto estemporaneo per essere contagiati. Alla fine arriveremo a convivere con questa patologia come con l’influenza. E come dall’influenza si guarisce”.

Anche un altro medico che lavorava in un ospedale assai vicino alla zona rossa racconta: “Sto bene. No panico. Per fortuna né la mia famiglia né i miei colleghi sono stati contagiati. Le scene apocalittiche che ho visto in questi giorni mi sono sembrate insensate. Non dobbiamo allarmarci ma pensare che questa malattia si comporta esattamente come una banale influenza e che nella stragrande maggioranza dei casi si risolve in tre o quattro giorni. Ma la cosa più importante è tutelare gli anziani, che sono i più a rischio soprattutto se hanno già altre patologie”.

Sta bene anche un 28enne di Casalpusterlengo, uno degli 11 comuni della zona rossa in Lombardia. È uno dei compagni di calcetto del 38enne finito in ospedale a Codogno, il paziente 1 da cui è partito tutto. Racconta: “Ho avuto qualche linea di febbre ma poi è passata. Mi hanno fatto il tampone, dopo qualche giorno mi hanno chiesto se stavo bene e poi non mi hanno più chiamato”.

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