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Conte, consensi in picchiata: il sondaggio segreto che svela la verità e agita il Palazzo

Pubblicato il 20/10/2020 08:29

Fino a poco tempo fa c’erano solo titoli entusiastici, con frasi scoppiettanti che lo indicavano come il premier più amato d’Europa. Ma si era in piena emergenza, nel bel mezzo di un qualcosa di nuovo e fino a quel momento ignoto. Adesso che l’emergenza è invece da gestire, e che l’Italia era da far ripartire, si scoprono gli altarini e la narrazione di un Conte infallibile non regge più. Il premier “non sembra convincere più i cittadini, che nel quotidiano affrontano una realtà diversa da quella che viene loro rappresentata”, come si legge in un report (ripreso dal Corriere) che accompagna lo studio commissionato a un istituto di ricerca italiano da investitori internazionali che operano nel comparto assicurativo.

E i numeri del sondaggio riservato — elaborato nel fine settimana — rilevano per il premier il più consistente calo nell’indice di fiducia da quando guida il governo giallorosso: -3,8% rispetto a dieci giorni fa, con minimo storico del 40%, a cui si unisce la flessione di 4 punti del governo sceso al 32,5%. “Qualcosa inizia a rompersi nel rapporto tra Palazzo Chigi e opinione pubblica, che all’inizio della pandemia si era stretta attorno al capo dell’esecutivo ma che ora teme di essere abbandonata a se stessa”.

I dati scontano il giudizio severo sulla preparazione alla seconda ondata del Covid 19. E le tensioni tra potere centrale e amministrazioni locali danno l’impressione di un processo di “deresponsabilizzazione”, che innesca “un senso di disorientamento collettivo”. Così perfino i messaggi rassicuranti generano un effetto boomerang, e “abbiamo riaperto la scuola” viene oggi equiparato al famoso slogan “abbiamo abolito la povertà”. Il sondaggio conferma le preoccupazioni nell’esecutivo e nella maggioranza per il clima che si respira nel Paese.

Molto è dovuto ai ritardi nell’azione di governo, nonostante fosse prevista la seconda ondata del virus. Ora Conte deve fare più di una retromarcia, chiamare gli alleati e accettare la verifica “per il patto di fine legislatura” che voleva evitare. Perché quel patto segnerebbe la fine del one-man-band a Palazzo Chigi. Con il serio rischio che stavolta dalla sua parte non ci sia più nemmeno l’opinione pubblica. Sveglia!

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