Una voce fuori dal coro, quella di Tommaso Cerno. Che ha comunicato al collega in Senato Gianluigi Paragone la sua disponibilità a firmare la mozione No Tav del Movimento Cinque Stelle, una posizione che lo pone in netto contrasto con i compagni di partito del Pd. E che non deve, però, sembrare strana: il senatore dem, ex direttore de L’Espresso, è infatti da tempo in prima fila nella battaglia contro il completamento dell’alta velocità Torino-Lione, dando voce a quella comunità che nel nord Italia si batte ormai da anni per far valere i propri diritti. Una coerenza che lo spinge oggi a non omologarsi, continuando a manifestare tutta la sua perplessità sull’opera, sui costi e sull’effettivo bisogno che il nostro Paese ha di completarla in fretta e furia.
Nel giugno 2013, quando la tensione era alle stelle e i telegiornali erano animati dalle sequenze di duri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nei cantieri della Val di Susa, Cerno raccontava sull’Espresso un altro popolo: quello del pescivendolo che regalava branzini a chi aveva il coraggio di schierarsi contro l’opera, di due benzinai che si davano il cambio così da poter prendere parte a turno alle proteste. Di una comunità lontana da lacrimogeni e manganelli, fatta di persone vere spaventate dalle trivelle, “le grandi talpe”, che minacciavano di deturpare ulteriormente una vallata già sfregiata dalla vecchia linea Torino-Lione, dall’austostrada A32 Frejus e da due statali. Uomini e donne coraggiosi, impegnati a cucirsi le maglie da soli dopo gli scontri con la polizia, di corsa ai fornelli nei momenti di calma per ridare forza alle loro truppe improvvisate.
Pochi mesi dopo, lo stesso Cerno denunciava le infiltrazioni subite dal movimento No Tav, con gruppi violenti provenienti da ogni parte del mondo a sporcarne il dna, inquinandolo. Rimarcando le differenze tra chi faceva della violenza un fine e chi, invece, sfidava i colpi degli agenti per difendere la propria storia, la propria tradizione, il proprio territorio. E ancora, quando gli echi delle battaglie tra sassi e scudi di plexigas erano ancora freschi, l’attuale senatore del Pd in un articolo dal titolo “Avevano ragione i No Tav” intervistava imprenditori sì favorevoli all’alta velocità, ma consapevoli dell’importanza delle rivendicazioni dei manifestanti, così forti da spingerli a strappare un progetto già pronto per rifarlo da capo, sulla base delle richieste della comunità locale. “Gli studi iniziali erano sbagliati, avevano ragione loro”.
E così nonostante l’endorsement del premier Conte, sceso in campo all’improvviso invitando il Parlamento a votare in fretta per un’opera “che costerebbe di più se rimasse inattuata piuttosto che completata”, Cerno ha scelto di non tradire le sue ragioni e appoggiare i Cinque Stelle nella presentazione di una mozione per bloccare i lavori. “Chi vuole fare un regalo a Macron dica Sì alla Tav. Nero su bianco – si legge sul blog del Movimento – questa è la posizione del M5s. No a progetti vecchi, inutili e dannosi”.
Il tutto mentre, ancora una volta, il popolo della Val di Susa rinnova il suo impegno a difesa dei propri valori, pronto a scendere ancora in strada con quell’esercito di persone comuni che dicono no al “mostro”, agli sprechi, all’ennesimo colpo ai loro boschi e alle loro montagne.
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