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Casaleggio e i panni sporchi del M5S: “Troppi morosi, taglio i servizi della Rousseau”

Pubblicato il 15/09/2020 10:07

In una famiglia ormai allo sbando, quella del M5S sempre più prossimo all’implosione, i panni sporchi vengono ormai lavati in piazza, pubblicamente, senza più filtri. E così succede che Davide Casaleggio, il presidente dell’Associazione Rousseau costretto ormai da tempo a fare i conti con una frangia grillina a lui apertamente ostile, decida di rendere pubblico il comportamento di tanti Cinque Stelle “morosi” che continuano a non pagare il contributo di 300 euro al mese. E annunciando, così, il taglio dei servizi offerti dalla piattaforma. Una vendetta che ha messo in imbarazzo il Movimento, già alle prese con l’avvicinamento di elezioni Regionali dall’esito nefasto e ampiamente prevedibile.

Casaleggio e i panni sporchi del M5S: "Troppi morosi, taglio i servizi della Rousseau"

Casaleggio ha così annunciato che la Rousseau, a causa del mancato rispetto degli impegni presi da parte di un nutrito gruppo di onorevoli pentastellati, non potrà più garantire la formazione e l’assistenza legale, tanto per i big quanto per i semplici attivisti. Minacciando, inoltre, di spegnere completamente quello che è uno dei pochi totem del Movimento ancora esistenti, il simbolo dell’attività stessa dei Cinque Stelle votata alla trasparenza e al coinvolgimento dei cittadini. Dall’altra parte della barricata, però, c’è chi da tempo ha messo sotto attaccatto il presidente e il gruppo incaricato della gestione della cassa comune, decidendo di interrompere i versamenti.

Casaleggio e i panni sporchi del M5S: "Troppi morosi, taglio i servizi della Rousseau"

La situazione è a dir poco esplosiva. C’è in ballo il futuro del M5S, con gli Stati Generali che si avvicinano e Di Maio che ha già lanciato la sua personalissima sfida. E ci sono tristemente di mezzo i soldi. Dieci senatori e diciassette deputati, per dire, non hanno ancora versato un euro dall’inizio del 2020. Persino il reggente Vito Crimi, che dovrebbe dare il buon esempio, non paga più da aprile. Un tempo veleni del genere erano resi inoffensivi dall’anonimato delle chat, delle telefonate privato. Ora tutto è reso pubblico, in un partito ormai cosa altra rispetto alla creatura rabbiosa che trascinava le piazze contro la casta. I militanti chiedono spiegazioni, senza ricevere risposta. I parlamentari hanno da tempo smesso di rispondere alle domande, non sapendo più nemmeno cosa raccontare. Il disagio, a ogni livello, è evidente.

Casaleggio e i panni sporchi del M5S: "Troppi morosi, taglio i servizi della Rousseau"

Il rischio è che, di qui agli Stati Generali di ottobre, di altarini se ne scoprano altri, troppi. Una guerra intestina talmente sanguinosa da non lasciare più un briciolo di credibilità a nessuno. E che però i contendenti non sono assolutamente intenzionati a interrompere: Casaleggio continua a invocare l’avvento di un leader forte, un trascinatore, Alessandro Di Battista. Di Maio punta invece su un collettivo: non può avanzare il suo nome e vuole quindi assicuraresi comunque un ruolo da burattinaio, anche se non in primissima linea. Nel mezzo gli elettori, i pochi rimasti, a chiedersi cosa resterà del Movimento, di qui a poco. Le risposte sono, in ogni caso, dolorose.

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