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Camilla Canepa, morta per il Vaccino anti-Covid: 5 indagati, cos’ha deciso la Procura di Genova

Pubblicato il 08/03/2024 17:07 - Aggiornato il 08/03/2024 17:08

La Procura di Genova ha finalmente chiuso le indagini sulla morte di Camilla Canepa, la studentessa 18enne deceduta nel giugno del 2021 in seguito alla somministrazione del Vaccino anti-Covid Astrazeneca. Che le era stato inoculato nel corso di un Open Day a cui aveva deciso di partecipare. Ora, a più di due anni e mezzo di distanza dalla tragedia, ci sono i primi indagati. Si tratta di cinque professionisti che erano in servizio al Pronto Soccorso di Lavagna, dove Camilla si era recata perché accusava forti dolori. A quattro dei cinque medici è stato contestato il reato di omicidio colposo. Per non aver sottoposto la ragazza a tutti gli accertamenti previsti dal protocollo della Regione Liguria per il trattamento della sindrome Vitt. Ossia il genere di trombosi che aveva colpito la studentessa dopo essersi sottoposta al vaccino. (continua dopo la foto)

Se fossero stati eseguiti tutti gli esami previsti dal protocollo, sarebbe stato possibile individuare la patologia di Camilla. E quindi provare a salvarle la vita applicando le cure del caso. Questo è ciò che sostengono i Pm genovesi. Non è la sola accusa: i medici, infatti, sono indagati anche per Falso Ideologico. Perché nella documentazione sanitaria redatta in quell’occasione, avevano omesso che la giovane si fosse sottoposta da poco alla vaccinazione anti Covid. Vaccinata il 25 maggio a Chiavari, la studentessa pochi giorni dopo aveva cominciato ad accusare cefalee e fotofobia. La Tac e l’esame neurologico avevano dato esito negativo. Il 5 giugno si presentò nuovamente in Pronto Soccorso accusando problemi di deambulazione. Da lì il trasferimento all’ospedale San Martino di Genova, quando ormai era troppo tardi.(continua dopo la foto)

L’autopsia aveva chiarito che, a differenza da quanto riportato da molti organi di stampa in quei giorni in cui parlare di “effetti avversi” significava essere esclusi dal consesso civile, Camilla era sana. “Non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”, recitava il referto del patologo. La morte per trombosi, quindi, era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”. Senza approfondire, almeno in questo articolo, il discorso sui danni da vaccino, che in questo caso sono indiscutibili, resta la negligenza dei sanitari presunta dai Pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo. Camilla Canepa avrebbe potuto salvarsi. E ci chiediamo se il clima di terrore applicato a chiunque provasse a porre domande sui vaccini non abbia influito sul corso di questa tragedia. In cui una ragazza innocente ha perso la vita per essersi vaccinata, prima. E per non essere stata curata seguendo il protocollo, in seguito. O almeno questa è la conclusione a cui sono giunti i magistrati al termine delle loro indagini.