L’inflazione vola, le bollette raggiungono prezzi esorbitanti e il carrello della spesa costa sempre più, per non parlare dei carburanti. Ecco la situazione drammatica in cui si trovano gli italiani. E mentre i lavoratori e i cittadini si adoperano per risparmiare rinunciando a un po’ più di calore in casa, c’è chi con questo caro bollette sta facendo affari d’oro. Mario Draghi ha assicurato che il governo lavorerà a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas, ma sembrano le solite promesse che nei fatti non cambieranno nulla ai cittadini. Come spiega Gilda Ferrari su La Stampa “si chiamerà decreto-energia e sarà di ampia portata, con un intervento di circa 5-7 miliardi, di cui una parte in arrivo da una mini tassazione degli extraprofitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili. Secondo un’analisi condotta dall’Associazione Reseller e Trader dell’Energia (Arte) e Assoutenti su dati Terna e Arera e stime basate su valori medi di costi di produzione e prezzi di vendita, nel 2022 gli extra-profitti delle rinnovabili potrebbero superare i 9 miliardi di euro”. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel dettaglio: 2,9 miliardi da idroelettrico, 3,9 miliardi da eolico, 1,1 miliardi da geotermico, 2,5 miliardi da biomassa e rifiuti. Come impattano questi numeri sulle bollette degli italiani? “L’energia green, insomma, paga. Soprattutto chi la produce. A beneficiare di questi maggiori guadagni annui sarebbero gli operatori italiani più presenti nella produzione di energia rinnovabile. I risultati delle proiezioni sono stime: si va dai 4,6 miliardi di Enel, leader nazionale del green, ai 320 milioni di Iren. L’analisi Arte-Assoutenti parte da dati Terna e Arera su come sono ripartiti tra gli operatori i 116.054 GWh di energia da fonti rinnovabili prodotta in Italia. Quindi stima gli extraprofitti assumendo che il Prezzo unico nazionale (Pun) si mantenga a 220 euro a MWh (è stato 236 curo in media tra ottobre 2021 e gennaio 2022) e che i costi medi a MWh dei produttori siano i seguenti: 20 euro per l’idroelettrico, 60 euro per eolico e fotovoltaico, 30 euro per il geotermico e 90 euro per biomassa e rifiuti”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Con questi costi – spiegano a La Stampa le associazioni – vendendo a 220 euro a MWh i maggiori ricavi vanno dai 130 euro garantiti da biomassa e rifiuti ai 200 euro dell’idroelettrico”. Il perché un’energia prodotta a un costo di 20 euro a MWh debba essere venduta a 220 euro risiede nel meccanismo di formazione del prezzo dell’energia. “Sulla Borsa elettrica a fare il Pun è l’ultimo MWh offerto per soddisfare la domanda di energia, ora per ora”. E dunque: “Abbiamo cercato di dare concretezza alla posizione di Draghi, che ha ben altri strumenti rispetto a noi – dice sempre a La Stampa Furio Truzzi, presidente di Assoutenti -. Non siamo affatto contrari alle rinnovabili, anzi. Né si tratta di scippare le aziende produttrici che fanno margini. Ma crediamo sia il caso di usare questi maggiori guadagni per fermare l’emorragia e restituirli alle aziende nei prossimi anni”. (Continua a leggere dopo la foto)
L’attuale meccanismo di formazione del prezzo in Borsa è, per Diego Pellegrino, numero uno di Arte (100 associati), “ormai obsoleto, perché il costo di produzione è sempre rapportato al livello più alto possibile, indipendentemente dalla fonte di produzione. Varrebbe la pena rivalutarlo”. Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, modificare la Borsa elettrica “non è semplice né necessario. Ma – aggiunge – fatta da Arte e Assoutenti è attendibile nei numeri e in parte anche sottostimata, considerando che gli impianti idroelettrici sono tutti ampiamente ammortizzati. Il governo fa bene a intervenire sugli extraprofitti. Le rinnovabili sono tutto tranne che mercato, sono sempre state incentivate. A breve, peraltro, dovrebbe entrare in vigore la norma che fissa un tetto al guadagno delle rinnovabili rispetto al prezzo della Borsa elettrica”. Intanto le bollette, però, continuano a volare.
Ti potrebbe interessare anche: “Dose fatale”. Carabiniere morto dopo la vaccinazione, ora è ufficiale