Tra il prezzo della materia prima gas naturale e quello della controparte finanziaria che registra le transazioni c’è una sostanziale asimmetria. In queste ultime settimane le logiche del mercato sembrano essere completamente saltate. Sul fronte borsistico e finanziario, invece si registrano altre dinamiche. Queste impattano profondamente sul finale dei prodotti, condizionando l’esistenza di famiglie ed imprenditori in Italia.
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Le speculazioni finanziarie
Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Accise delle Dogane e dei Monopoli, in un’intervista a Il Messaggero a spiegato: «Noi rileviamo il prezzo nelle dichiarazioni doganali all’importazione. Quello del gas è decisamente più basso di quello dei futures scambiati sulla Borsa olandese, il mercato di riferimento. Il prezzo massimo di importazione che abbiamo rilevato è di 60 centesimi al metro cubo di gas», sottolinea l’economista, che evidenzia anche come in Borsa si scambi a 1,6 euro, un prezzo quasi 27 volte maggiore. Minenna aggiunge poi che «ciò non vale solo per l’Italia, ma per tutti quelli che importano dalla Russia. E non vale solo per il gas, anche per altri beni esportati da Mosca, come il nichel», materiale che a inizio marzo ha subìto una sospensione delle contrattazioni per eccesso di rialzo dei prezzi.
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Un problema sottovalutato
Ricordiamo tutti la denuncia del Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, rispetto alla presunta speculazione dietro ai rincari delle bollette energetiche. Minenna tocca e sviscera il problema partendo dalle sue origini: «Grandi operatori finanziari a fine 2021 hanno fatto scommesse al ribasso sul prezzo dell’energia». La BCE e la FED avevano per prima mostrato un’immotivato ottimismo sulla bomba inflattiva, sperando che i rincari del gas, delle materie prime e del costo della vita dopo un po’ di tempo potessero assestarsi. Tutti questi attori «hanno sbagliato le previsioni, perché poi è arrivata la guerra e le mosse di Putin per tenere alto il prezzo», compresa la manovra di alleggerimento sul rublo. Dunque, in pochissimi giorni, molti investitori «hanno dovuto correre a coprirsi sul mercato. Così hanno spinto verso l’alto le quotazioni. Gli hedge fund e la finanza hanno fatto il resto». Ecco spiegato il nesso tra speculazioni finanziarie e prezzi di mercato.
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Necessaria una regolamentazione dei prezzi
Per avere un quadro più chiaro della situazione dobbiamo considerare il legame tra i grandi gruppi finanziari e le aziende energetiche. Tra le compagnie pronte a spedire verso l’Europa il gas naturale liquefatto made in USA, molte sono controllate più o meno direttamente da cartelli tra i principali hedge fund e gestori di capitali del pianeta. Dunque, va da sé che nell’ambito dei mercati finanziari vi siano entità con obbiettivi e finalità parallele, le quali esercitano evidentemente un controllo attivo sui listini. La determinazione dei prezzi di mercato in poche sedi esposte agli effetti delle tensioni geopolitiche sulle forniture e delle scommesse finanziarie, crea plausibilmente un vero e proprio caos per gli utenti finali. Una regolamentazione dei prezzi tramite l’applicazione di un tetto massimo in Europa, oggi sembra essere l’unica via strategica per la riduzione del differenziale tra prezzo della materia prima e prezzo finanziario. Margine che si ripercuote unicamente sugli utenti finali in maniera simile a quanto accade sulla benzina.
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Il Gnl (gas naturale liquido) americano è prossimo a sbarcare in Europa in grande quantità. Visti i maggiori prezzi di questa materia rispetto al canonico gas russo, sarà necessario un intervento politico per evitare l’ennesima speculazione. Sarà compito dei governi ristabilire l’ordine per portare benefici a consumatori e utenti senza rendere questa transizione eccessivamente squilibrata.
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