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“Aiutateci! Le multinazionali ci stanno distruggendo”, l’appello agli italiani lanciato dai ristoratori

Pubblicato il 04/01/2021 15:34 - Aggiornato il 04/01/2021 15:35

TNI, Tutela nazionale Imprese Horeca, lancia la Giornata contro lo sfruttamento dei colossi del food delivery. L’appello, rivolto a tutti gli italiani e presentato dalle imprese di categoria, è diretto e chiaro: “Le multinazionali ci stanno distruggendo. Aiutateci a tenere in vita le nostre attività”.

Il 6 gennaio è prevista, dunque, la giornata contro lo sfruttamento dei grandi colossi del food delivery che darà il via a una campagna di sensibilizzazione per sostenere le attività di vicinato. Il gruppo promotore, Tni (Tutela Nazionale Imprese), raccoglie 40mila aziende in Italia.

L’iniziativa è sostenuta da Pasquale Naccari, portavoce di Tni e Ristoratori Toscana, lo chef Gianfranco Vissani, Virginia Derelitto di Aios Sicilia, Rocco Costanzo di Ristoratori Liguria, Alessia Brescia dei Ristoratori Veneto, Maricetta Tirrito dei Ristoratori Lazio, Pasquale Dioguardi di Movimento Impresa Puglia, Andrea Penzo Aiello di Veneto Imprese Unite, Michele di Costa di Ristoratori Calabria e Armando Pistolese di Associazione commercianti per Salerno.

Con il Delivery-Day, gli imprenditori non solo hanno deciso di sottrarsi ai diktat delle multinazionali spegnendo i propri tablet e computer, ma anche di lanciare un appello a tutti gli italiani. Pasquale Naccari, portavoce di Tni-Ristoratori Toscana spiega: “Chiediamo a tutte le persone che hanno a cuore le attività di vicinato di aiutarci a tenere in vita i nostri locali. Dal 6 gennaio, chiediamo agli italiani di sostenerci nella nostra battaglia. Come? Facendo i propri ordini telefonicamente direttamente presso i nostri punti vendita o servendosi dell’asporto e non tramite le piattaforme delle multinazionali che hanno sede all’estero e non pagano nemmeno le tasse in Italia. Non si tratta di una battaglia contro i fattorini questa, sia chiaro. Anzi questa è una lotta che porteremo avanti anche per loro visto che in molti casi lavorano in condizioni di sfruttamento. Quando le nostre attività ricominceranno a funzionare saremo in grado di integrare queste persone.”

Naccari non usa mezzi termini: senza un’inversione di tendenza i colossi del delivery e del fast food ammazzeranno le attività di somministrazione. I locali che si affidano ai grandi del settore pagano una commissione agli operatori. “La commissione va dal 25 al 35%, dipende dalle condizioni economiche negoziate. A questa, si aggiungono le tariffe per l’attesa: per esempio, dopo più di 5 minuti dall’orario di ritiro, possono addebitarci 0,17 centesimi per minuto. Dopo più di 10 minuti dall’orario di ritiro possono addebitarci ulteriori 10 euro. Tra l’altro, tutti gli addebiti, le tariffe e le commissioni non includono l’Iva.”

In buona sostanza, continua a spiegare Naccari, “su una fattura media di 2.400 euro, il costo dei servizi addebitati dall’operatore è di 859,91 euro a cui vanno aggiunti 570 euro di sanzione per ritardi nella consegna. Da una fattura media di 2.400 euro ricaviamo 970 euro che non bastano né a ricoprire i costi della materia prima né tanto meno quelli del personale, delle utenze, etc. Il food delivery è insostenibile, ammazzerà i nostri spazi. Per questo chiediamo a tutti i ristoratori di Italia di fare bene i conti in tasca, di spegnere i tablet e i computer e di accettare solo prenotazioni fatte direttamente al ristorante. Agli italiani chiediamo di aiutarci a tenere in vita i nostri locali e di non ordinare tramite le grandi piattaforme ma tramite i canali diretti delle attività”.